1.
Guidami la mano mentre scrivo
scorrimi più vicino, suggeriscimi
le vie del labirinto, sebbene
chiare nei meandri le tracce
di tua simmetria:
scheggia, bagliore, goccia, piuma
Guidami mentre traduco
in duomo le tue pietre
vetrate da cui la luce si proclama
arcate del ricovero
ammansite in capanne
il pulpito un giaciglio
Accarezzami in fronte quando vado
per ansie nel presagio estremo
- o indelebile tocco
che imprimi sulla fabula –
appena un’ombra benevola di ciglia
proietti sull’epilogo
Statico nel suo ritmo, dopotutto
il tuo paesaggio, che depone scisti
e strati epiteliali in mitosi febbrile
come un film vorticoso di montagne
che volgono in pianure, mandrie
in distese d’erba
Inaspettato m’aspetto
di afferrare un nucleo saporoso
coibentato ardente, un respiro
che mi respira, riconosciuta
voce serena
di tua essenza serena
2.
Una linguasilenzio
felice larga piove
penetra cantapetali dentro
nel dentro innocente
sangue linfa humus
permea senso
senza
metallo che risuoni
Da muro a muro
da spina a spina
i dispersi al tocco sussultano si stringono
di fronte è la gelida notte
lontane le due torri come mammuth
emersi domani dalle nevi
Ecco che galleggia sopra di me un Atlante
di sperdimento, avvampa
così intensa la musica
ha forma d’arpa il telaio
tutti quei pesi di terracotta
a piombo come ghigliottine
ora stanno
in levità di vibrafoni
nel primitivo piegarsi delle spighe
spose che vanno, culle
luce sul confine tra carezza e lama
Abbiamo consegnato le ferite
insieme alle armi
preferito la festa, le lunghissime
tavole sonore
il miele delle nozze diffuso
tornare nudi su terra nuda
farsi gola d’agnello mille volte
se occorre ancora sangue
per il gocciolìo della fine
Porte del mondo che ritornano alberi
città come campi da seminare
illuminati a regno (il Santolaser
blocca le fughe dall’incontro
le assenze d’anima
gli errori memorandi)
Piove un silenzio-beatitudo
sonno infantile
bagno innocente
lava che pietrifica
Una fila di pietre da riscrivere