Chapter 8 of A. Brah, Cartographies of Diasporas,
London and New York, Routledge, 1998, pp. 178-210
L’autrice elabora idee complesse, ma non si sottrae a un’esemplificazione
basata in parte sulla propria identità doppia, sud asiatica e ugandese, mediata
infine dalla cittadinanza inglese quando la sua famiglia, ai tempi di Amin,
venne, come altri indiani e sud asiatici in generale, costretta a lasciare il
paese in cui erano emigrati.
Il capitolo sulla diaspora, il confine e le identità transnazionali mette in luce come il concetto di diaspora sia
oggi legato a quello di “migrante, immigrante, espatriato, rifugiato, lavoratore
ospite ed esilio” (p. 186).
In questo contesto, l’idea di “home”, che qui rendiamo in italiaano
come “luogo natio”, suddivisa tra avere un luogo natio e sentirsi a proprio
agio in un luogo di residenza, si combina con quella di “dispersione”: da un
lato si riscontra un desiderio di appartenenza a un luogo natio, dall’altro una
critica delle origini fisse a favore di identità peregrinanti (pp. 192-193), o plurilocalizzate
territorialmente, culturalmente e psicologicamente (p. 197).
Se la diaspora indica da un lato lo sradicamento, comprende dall’altro
la speranza di un ricominciamento (p. 193).
Infine, è sempre tipico della diaspora il rapporto tra globale e locale
(p. 195).
[Roberto Bertoni]