[Hong Kong Expatriates and Locals, 2017 (Foto Rb)]
Londra;
Little, Brown Book Group; 2016 (Edizione Kindle)
Di nazionalità statunitense e di origine
coreana, nata a Hong Kong, autrice già di un romanzo di ampio successo
intitolato The Piano Teacher (trad. italiana di C. Prosperi, L’insegnante
di pianoforte, Milano, Bompiani, 2009), Lee porta, anche in The Expatriates,
i vari aspetti delle culture di cui fa parte all’interno di una narrazione
serrata, che riesce con buon esito ad amalgamare alcuni elementi del melodramma
coreano di origine televisiva (coincidenze non impossibili ma in parte improbabili,
personaggi legati da queste coincidenze), citato anche en abyme nel corso del testo come genere gradito ai personaggi; esponenti e comportamenti della
diaspora coreana negli Stati Uniti e a Hong Kong; aspetti dell’identità della
classe medio-alta statunitense con professioni di prestigio a Hong Kong in
contrasto con la sorte di chi è costretto ad arrabattarsi con lavoretti per
sopravvivere; infine, e sempre in primo piano, i quartieri, le abitudini
quotidiane, la distinzione in ceti sociali, l’urbanizzazione, i lati
commerciali, la vita a metà artificiosa e isolata degli stranieri residenti e
quella vissuta con naturalezza dalla gente del posto, in breve la città di Hong
Kong nelle sue complessità e stratificazioni rese con empatia e sguardo
sociologico. Frattanto la storia delle tre protagoniste mette la figura
femminile al primo posto; alterna la voce di ciascuna in capitoli composti col
discorso indiretto libero accompagnato da dialoghi significativi; riflette
sulle difficoltà e ironie amare della vita e soprattutto della famiglia.
L’intreccio presenta Margaret,
sposata con tre figli in un matrimonio di benestanti, che assume a un certo
punto Mercy, una giovane che ha studiato alla Comubia University, ma proviene da un background sociale piccolo borghese e non ha mai trovato, per mancanza di raccomandazioni date dalle interazioni tra famiglie della classe agiata, un lavoro equivalente alla laurea. Mercy ha il compito di aiutare Margaret nella cura dei figli, ma, in un momento
di assenza di Margaret, perde uno dei bambini durante una vacanza a Seoul. Il ragazzino
non ricompare, nonostante gli sforzi della famiglia e della polizia, con
conseguente tragedia personale delle due donne, che si rincontreranno verso la
fine del romanzo, circa due anni dopo i fatti, riuscendo a dialogare, al punto
che si determina il perdono di Mercy da parte di Margaret. Frattanto, si
configura la storia di Hilary, di famiglia altolocata, il cui marito decide di
vivere per proprio conto e diventa, nella piccola comunità di stranieri di Hong
Kong, per gioco del destino, l’amante di Mercy, che da lui ha un figlio
respinto dal padre sebbene egli contribuisca, per lo meno, alle spese della
gestazione e del mantenimento. Anche Hilary, infine, perdona Mercy. Il romanzo
si conclude con le tre donne in ospedale accanto alla culla del neonato, verso
un futuro di lutto, ma a questo punto anche di riadattamento, per Margaret; di
assunzione di responsabilità per la giovane Mercy; e di evoluzione di Hilary,
che vivrà per proprio conto, adottando da single un bambino di un
orfanotrofio di Hong Kong.
Questa la descrizione iniziale degli “expatriates”
di Hong Kong:
“The new
expatriates arrive practically on the hour, every day of the week. They get off
Cathay Pacific flights from New York, BA from London, Garuda from Jakarta, ANA
from Tokyo, carrying briefcases, carrying Louis Vuitton handbags, carrying
babies and bottles, carrying exhaustion and excitement and frustration. They
have mostly been cramped in a coach; a precious few have drunk champagne in
first; others have watched two movies in business class, eating a ham-and-Brie
sandwich. They are thrilled, they are homesick, they are scared, they are
relieved to have arrived in Hong Kong. […] They work at banks; they work at law
firms. They make buttons, clothing, hard drives, toys. They run restaurants;
they are bartenders; they are yoga teachers; they are designers; they are
architects. […] They are Chinese, Irish, French, Korean, American – a veritable
UN of fortune-seekers, willing sheep, life-changers, come to find their future
selves”.
[Roberto
Bertoni]