13/01/19

Gian Paolo Ragnoli, REFLECTIONS AFTER JANE


Ogni affrancamento si rivela illusorio
un tremolio instancabile dei timbri 
nella scatola (magica) 
una sorta di terra di nessuno 
a un palmo dallo stare attonito
in intimo colloquio con l’orizzonte estetico
con la parte più tenera (perché ferita) del cuore
tra squallore reale e irrefrenabile desiderio 
bello e impalpabile eppure aspro
coeso malgrado le nebbie e le penombre
tra la decadenza e il sogno
una tossica inquietudine
le stesse coordinate della nostalgia
(anni di fruttuosa messa a punto)
che tutto pervade e ovatta
una sottile disperazione
una corda tesa tra due lati dello stesso spleen
una sacra insidia
uno scivolare dolciastro e visionario
minacciosi bisbigli nascosti nel vapore
piani sfalsati
spossatezze febbrili
mormorii pigri
il cuore perde colpi
nel repentino incendio
impastato di languore
amaro/malsano/impotente/succube
un languido scivolare
irrequietezze sottopelle
contraddizioni palpitanti
il respiro- un corpo estraneo-
rivela un estatico rimpianto
la bellezza può essere solo
un immaginario fantastico
che accompagna la melodia