27/11/18

Maurizio Masi, TENEREZZA E PIETÀ





["Beyond the glass windows…" (La Spezia 2018). Foto Rb]


La pietà del tempo,
il passo delle stagioni -
crudele il gelo 
di questa primavera, 
(brucia le tenere foglie del mandarino),
più non tengono 
il filo dei pensieri.

Mi raccontavi
che anche le dee, una volta, 
- se tali -
avevano un codice:
inviavano messi,
preannunci, sogni;
non osavano improvvisazioni
o ritardi di sorta.

Ed ora, se ti vedo,
- inutile immaginare di più -
non ti muove il celeste,
il rosso carminio, 
né il sonno dorato della Vergine,
il riposo,
la luce oltre le vetrate,
se sfiora le reliquie,
di chi scrisse nel sangue.

Non osi al di là, 
e ti rifugi - imperiosa, forse ostile -
in categorie inamovibili;
ma la fiamma non arriverà 
al termine del tragitto,
e la chiave non è quella che trovi…

Ora l’ordine inverso
spetta ora solo 
a chi contempla
attese, calma,
pigra, attonita dimenticanza.
Ed è forse 
di chi tace il vessillo?

Cupo quel giorno
in cui s’imbatté 
la sua e la tua volontà:
in un intreccio di lampi e luci,
perché non sempre la divinità ripensa,  
e raro filtra l’affetto di chi finge.

Anche gli dei - sostenevi -
chiudono un occhio,
se stanchi, 
quando, nel silenzio della sera,
silenziosa - scorrevi la lettura dei ’Ching
e impartivi esercizi di pietà
alla tua ombra.