["Autumn again... The seasons take their course while politics deteriorates
all around us..." (Parco della Maggiolina, La Spezia 2018). Foto Rb]
Maurizio Molinari, Perché è
successo qui. Sottotitolo:
Viaggio all’origine del populismo italiano che scuote l’Europa. Milano, La Nave
di Teseo, 2018
Il capoverso iniziale di questo libro
enuclea i suoi punti chiave: “Aggrediti dalle diseguaglianze, sorpresi dai
migranti, flagellati da imposte e corruzione, bisognosi di protezione e sicurezza,
feriti dalla globalizzazione, inascoltati dai partiti tradizionali e rafforzati
nella capacità di esprimersi dall’avvento dell’informazione digitale, gli
italiani hanno reagito consegnando le proprie sorti al primo governo populista
dell’Europa occidentale […]” (p. 11).
Accanto al populismo, Molinari sviluppa
il concetto di sovranismo che, spiega, promette “sicurezza agli elettori”,
individuando dei nemici da abbattere: “dalle élite che opprimono ai migranti
che invadono, fino alla globalizzazione che polverizza il lavoro” (p. 12). Se
il nazionalismo del passato aveva come scopo il superamento della frammentazione
e la formazione di Stati unitari, il sovranismo contemporaneo rivendica
autonomia dalla globalizzazione. Si tratta di una “riedizione tribale del
nazionalismo” (p. 21).
“Cinque tabù” facilitano l’avanzata dei
populisti e dei sovranisti: “il timore dell’Islam, la competizione economica
coi migranti, la paura di perdere l’identità nazionale, l’insofferenza dell’Europa
come insieme di regole e il fascino di leader autoritari come Vladimir Putin” (p.
15).
Nei vari capitoli che argomentano questi
aspetti, si trovano dati e analisi utili a capire come si sia pervenuti alla
situazione attuale. Si nota qui, in particolare, l’impoverimento del 32,4 per
cento delle famiglie italiane, che “arriva alla fine del mese con difficoltà”: è
un segnale del disagio dei ceti medi, con un Meridione i cui problemi centrali
sono “disoccupazione, povertà, corruzione, mafia e sfruttamento” e un
Settentrione il cui “nemico è rappresentato da tasse oppressive, burocrazia asfissiante,
servizi inadeguati” (pp. 27-28).
Molinari rileva che “se i partiti
politici avessero dedicato più tempo e risorse al rafforzamento dei diritti dei
cittadini, ciò avrebbe consentito al paese di avere uno scudo di anticorpi per
fronteggiare la valanga populista” (pp. 50-51).
Nell’insieme, si ha un pamphlet che mette l’accento sul
deprecabile stato di crisi della democrazia e della compagine sociale in
Italia.
Si aggiunge l’auspicio di chi scrive queste note che si ricostruiscano
un’ideologia e comportamenti autenticamente democratici in grado di arginare la
demagogia, le ideologie di destra e l’incompetenza di cui pare caduta vittima l’Italia
di oggi.
[Roberto Bertoni]