[Locked Temple Door (Hong Kong 2017). Foto Rb]
Zhao Zhiping e He Wenliang, The Locked Door. Cina
2012. Titolo originale cinese 女人如花. Musica di Bian Liunian e Zhao
Zhao. Con Huang Shengyi, Sun Zuyang, Yang Zi
Ribadendo una volta di più la nostra scelta a
favore della lentezza, dei temi a sfondo umano e della qualità antiquaria e
fotografica, diamo un giudizio naturalmente positivo per questo film girato con
buon gusto, recitato con competenza, diretto senza pieghe e con un accompagnamento
musicale di qualità.
La storia è quella della ragazza Yan Wen,
vittima di un equivoco drammatico in un paese prossimo a Shanghai negli anni
Trenta. Il fidanzato Jin Ren, tornato dagli USA dove ha fatto fortuna, promette
di sposarla, le mostra il palazzo in cui andranno ad abitare e dove i due vengono
afferrati da un rapimento amoroso. Mentre la riaccompagna a casa, si deve
allontanare per incontrarsi con un amico, la lascia nella farmacia della
famiglia di lei e promette di andarla a prendere, ma si ubriaca e dimentica l’impegno.
La ragazza torna dunque a casa di notte da sola, s’imbatte in un ubriaco, Gouzi,
scivola mentre cerca di aiutarlo, lui cerca di soccorrerla ma l’alcol fa sì che
cada su di lei involontariamente e proprio in quell’istante (qui il tema è il
destino, che ricorre, assieme alle coincidenze che gli sono proprie, in tutta
la pellicola) una comare si affaccia alla finestra e interpreta malamente la
scena che vede. Il giorno dopo, tutto il quartiere è al corrente della falsa
notizia che Yan Wen è stata violentata da un ubriaco, il quale viene arrestato
e trascorre, pur innocente, sette anni in carcere. Il fidanzato l’abbandona in
quanto la giudica ormai disonorata. Yan Wen dà alla luce un figlio, del
fidanzato, l’unico con cui abbia avuto rapporti amorosi, ma tutti pensano che
sia il figlio della violenza subita, per cui passa anni chiusa in casa. Quando esce
dal carcere, Gouzi, che non era un diseredato, bensì il figlio di un
rispettabile impresario d’opera, propone alla famiglia di lei di prenderla con
sé nella casa montana ereditata dal padre deceduto di recente e di vivere sotto
lo stesso tetto come ospite. Lei accetta per il bene del figlioletto. Lui si
attiene all’impegno preso di rispettarla. Poco per volta, queste due vittime della
mala sorte e del pregiudizio cominciano a capirsi con reticenza e timidezza. Si
rivela anche la storia di lui, che era stato escluso dalla fortuna paterna per
una storia d’amore con una collega cantante d’opera, relazione vietata dalle
convenzioni sociali di allora. Il figlio di Yan Wen muore in circostanze fortuite,
morso da un serpente, lei se ne va allora dalla casa di Gouzi, ma alla fine
ritorna, perché dopo gli anni con Gouzi ha compreso che è lui la persona di cui
si può fidare e di cui si è innamorata. I titoli di coda rivelano che la storia
è narrata dal figlio di Yan Wen e Douzi. Avevamo frattanto appreso che Jin Ren
aveva perso il patrimonio e la propria nuova compagna al gioco, restando
squattrinato e socialmente escluso, punito dall’imprevedibilità del fato, dunque,
per la posizione pregiudiziale arrogante verso la fidanzata di un tempo.
Le scene di interni sono ricostruite
meticolosamente. La vita quotidiana della cittadina della protagonista è ben
restituita. Le inquadrature di esterni, soprattutto i paesaggi di montagna,
sono esteticamente validi senza essere oleografici, bensì risultando la cornice
della attività rurali e del lavoro in genere.
Colpisce che la storia politica sia esclusa da
questa narrazione, sebbene gli anni Trenta siano stati caratterizzati da eventi
decisivi e tragici per la Cina. Qui prevalgono i codici di comportamento della
tradizione, cui i personaggi principali sono costretti a sottostare, trovando
però un rifugio nell’autenticità dei sentimenti e nel ritiro dalla mondanità nel
finale, che è allegoria, forse, del monito ad allontanarsi dall'alienazione provocata dalla nostra condizione moderna globale.
[Roberto Bertoni]