23/07/18

Marina Pizzi, DAVANZALI DI PIETA', 2008 (Strofe 26-30)

["The snow... Fugitive for a moment" (Killiney 2017). Foto Rb]



26.


Fui spazzina di rantoli in corsia

I gabinetti li pulii tutti

L’ultima briciola ti tolsi dal letto

Ti misi i calzini avevi freddo ai piedi

Mi dicesti ultimo. Il macello delle bende

Stava arrivando. Ti strinsero il corpo

Contorto.

Le balle di fieno nei campi

Rotolavano in balìa del vento

Dove il vano tornava fantasma.

In meno di una genìa di farabutti

Valsi resistere scorpione bianco

Vezzo di niente ormai il pio lampione.

Passava la roncola del tempo

Sotto stivali di trincea i dotti esempi

Del vate conosciuto da ragazza

Innamorandomi di lui anche al piovasco

Analfabeta scolara di versicoli

Così per stare in vita nonostante

Le trebbie del sudario più che misantrope

Le briccole dal cielo non festivi angeli.



27.



Stoppie materne appiccano il fuoco

A chi fummo. Gridano le ceneri un eremo

Mortale. Sartorie per anime da proteggere

Se finalmente pace. Primario del cielo l’arcobaleno

Battesimo e baleno la rotta del sorriso.

Il becchino porta via la mia salma

In mano a condottieri assassini.

Gesticola la nebbia un inferno nomade

Pietà destituita la tua nuca fragile

Contro Caronte che rovista la tua figura

In guerra ancora di non stare viva recidiva.



28.


E morire nel fato di cuccagna

Quando a salve si brucia l’estate

Sitibonda le fiaccole dei morti

Che abbondano ritorno nell’enclave

Dei piccoli vivi e forti eroi che non demordono

Il dono di corsia per poter guarire

Le stoffe macchiate. Scorpacciate di aureole

I molti santi e angeli a braccetto

Sotto portici di città maledette. Tutto s’inarca

Per rovesciare il mondo tediosissimo

Manfrina diavolessa non sorridere mai

La noia di coriandoli sordi

Perfino al carnevale. Fumano le rotte di morenti

Orti botanici presi allo sfiorire.

Sul balcone hanno chiuso il cane

Che piange a crepacuore. Gentaglie le rime

Che simili combaciano cipressi

Decapitati in punta. Marciumi di retoriche

Ormai anche dive le rondini.



29.


Gerundio d’estate perdere la gioia

Bella mimosa l’atrio della madre

Rea al malore di dover morire

Sotto la culla del più bel bambino

O cervo della sabbia il tuo bagliore

Quando giocavi elemosine vermiglie

E il cielo misurava la vendetta.

Tu vergine di autunno mio panico

Col bacio di svenire alla boscaglia

Retto candore sibilo materno.

Strazio fraterno domandare dio

O almeno un angelo che si faccia dotto

Per il mio silenzio zoppo di lacrime.

Vuota sorella escremento d’anima

Evaporata ressa di capire il bene

Contro il sudario della razione pallida.



30.


Soma di eclisse darsene al banco     

Ultima alunna senza sentiero edotta

Starsene fuga con la sirena urlante.

E fu la neve un attimo fuggiasca

Quando la cantina scrisse alla lavagna

Help per favore datemi cantilena

Che io possa tingermi Arlecchina

China ancora oltre lo speleologico.

Matrigna la chiara enfasi del giorno

Ama la nomea del randagismo

Contro la muta di salvarsi l’anima.

Cresciuta male in un valico di stoppie

Ebbi una fata in coma da guarire

Nessuno m’inebriò con un sorriso

Contagioso più che prossimo a donarmi

Volo.

Tua la fionda che mi uccise novella

Appena convalescente il petto al cacciatore.

Non valse andarmene di soppiatto

Sciatta comunione con i giochi franti.




Le strofe precedenti sono uscite sui numeri scorsi di Carte Allineate.