13/07/18

Wu Yonggang, THE GODDESS


Cina, 1934. Titolo originale: 神女 (Shénnǚ). Con Ruan Lingyu



Il film, muto, è ambientato a Shanghai negli anni trenta del Novecento,  periodo della prosperità modernizzante per la città, come pure della presenza di prostituzione e criminalità, e di povertà circostante la cinta urbana, con le legazioni occidentali all’interno, i giapponesi alle porte e la Cina intera scossa dall’occupazione nipponica della Manciuria e dalla guerra tra il Kuomintang e i comunisti. Il 1934 è anche l’anno di inizio della Lunga Marcia maoista. 

La pellicola di Wu si distingue per il realismo e la melodrammaticità non esagerata se si pensa agli stilemi dominanti nel muto di allora. La protagonista è una lavoratrice del sesso, costretta a questa vita per mantenere il figlioletto abbandonato dal padre. Cade preda di un capobanda malavitoso, che si appropria, oltre che della sua libertà, dei suoi risparmi. Quando decide di mandare il bambino a scuola, e nonostante la sua buona condotta e predisposizione per lo studio, per perbenismo il comitato di inseganti e genitori lo caccia nonostante gli sforzi di un direttore scolastico probo,  colpito dall'amore materno della protagonista e dalla buona disposizione del bambino. Questo funzionario comprensivo resta però in minoranza ed è costretto a dimettersi. In seguito all'espulsione da scuola del figlio, impossibilitata a fuggire in quanto il malfattore le ha rubato ogni avere, la madre disperata, durante un alterco col suo oppressore, lo uccide, finendo in carcere. Il direttore la visita, dicendole che adotterà ed educherà il ragazzino: resta questo barlume di speranza a dare senso alla vita di lei.

Si contrappongono i valori democratici e quelli reazionari, la purezza degli intenti e il pregiudizio, la libertà personale garantita dai mezzi economici alla costrizione della povertà che impedisce di vivere una vita dignitosa.

Il restauro cinese, presentato al festival cinematografico londinese del 2014, è di ottima qualità.

L’attrice protagonista, una delle maggiori della storia cinematografica cinese, è Ruan Lingyu, che riesce ad assegnare al suo ruolo naturalezza e sentimento senza eccessi che guasterebbero l’equilibro.

La vita di Ruan fu essa stessa tragica pur nel successo. Vittima di storie sentimentali sfortunate e dello scandalo dei mezzi di comunicazione di massa di allora,  finì col suicidarsi nel 1935.



[Roberto Bertoni]