[From the city walls (Dublin 2017). Foto Rb]
Daniele Benati, Cani dell'inferno. Macerata,
Quodlibet, 2018
Dieci personaggi, ciascuno con un diverso cognome iniziante con la
lettera P, narrano in prima persona esperienze vissute in Mystic Avenue, in uno
stabile e altri edifici presso un McDonald, in una città degli Stati Uniti.
I personaggi narranti sono tutti simili tra loro (un po’ come nel Malerba
di Salto mortale); e le vicende in
cui vengono coinvolti si somigliano, essendo soprattutto racconti misantropici,
storie amorose, osservazioni relative all’istituzione che ha inviato queste
persone all’estero e paga il soggiorno: un fantomatico (e satirizzato) “Istituto
di Cultura, Arte, Letteratura, Filosofia, Eccetera”. Bersaglio dell’ironia la
società americana (come i coniugi che litigano tra loro di fronte a uno dei narratori
dopo averlo invitato a pranzo), gli intellettuali pomposi, la società dei
consumi.
Allegoria della solitudine esasperata.
L’atmosfera è quella di un Kafka umoristico.
Il linguaggio è colloquiale; e a volte infrange la grammatica, per
esempio quando utilizza l’ausiliare avere
al posto di essere.
I dialoghi sono senza virgolette e in flusso continuo.
Un altro volume controcorrente di questo autore emiliano.
[Roberto Bertoni]