27/02/18

Xi Jinping, DISCORSO AL CONGRESSO DEL PCC, 2017


Titolo del discorso: “Secure a Decisive Victory in Building a Moderately Prosperous Society in All Respects and Strive for the Great Success of Socialism with Chinese Characteristics for a New Era”. XIX Congresso del Partito Comunista Cinese, 18-10-2017. Disponibile online in formato PDF 

Ci sono molti temi in questo documento di 65 pagine di Xi Jinping, che sta acquisendo sempre maggiore potere se verrà approvato l’emendamento alla Costituzione Cinese che gli consentirà di allungare il proprio mandato.  Tra i molti temi del discorso, se ne estraggono qui schematicamente solo alcuni.

L’orgoglio espresso dal dirigente comunista per i risultati di sviluppo economico ottenuti in Cina, raggiunti in anticipo sulle date previste, ci pare motivato dalla realtà, in quanto la Cina era la seconda economia del mondo nel 2017. Secondo i dati del World Economic Forum, in quell’anno rappresentava il 14,8% dell’economia mondiale, con gli USA in testa al 24,32%. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, inoltre, la Cina del 2017 era destinata a diventare in breve la prima economia a causa della crescita del 6,7%, superiore a quella degli USA, che si assestava all’1,6%. 

Sul piano della gestione dell’economia, Xi Jinping riafferma che il mix di economia privata e pubblica verrà mantenuto.

Il rivendicato miglioramento del tenore di vita è anch’esso giustificato dai fatti se si confronta questa affermazioni coi dati della World Bank, che danno il prodotto pro capite cinese a 8.132 dollari nel 2016 rispetto a quello di circa 90 dollari del 1960.

Xi Jinping non si sottrae alla critica delle ineguaglianze, su cui, anche in relazione alla necessità di espandere la classe media, propone un intervento decisivo nei prossimi decenni; al pari dell’inflessibilità rispetto alla corruzione, per lo meno a livello di quadri del Partito Comunista Cinese.

Scarsamente giustificata ci pare invece la rivendicazione di Xi Jinping: “We have made notable progress in building an ecological civilization” (p. 4). Questa sembra più una speranza che una realtà; e si può prendere semmai atto del fatto che il leader cinese intende impegnare la Cina a una civiltà ecologica nel futuro.

Anche la rivendicazione di maggiore democrazia è fluttuante. Nella dichiarazione, l’idea di democrazia è quella leninista del controllo da parte della maggioranza; ma il controllo da parte del Partito Comunista è riaffermato nel discorso; in cui, inoltre, abbiamo notato l’interesse per la cultura, senza trovare l’idea esplicita della libera espressione delle idee. Nel discorso, poi, l’idea di democrazia è associata a quella del rispetto della legalità (“We have taken major steps in developing democracy and the rule of law”, p. 4), ma si tratta di due aree che solo parzialmente coincidono.

Il futuro viene prefigurato in due fasi, fino al 2020 e poi oltre fino a metà secolo (con l’obiettivo del 2049, simbolico in quanto centenario della proclamazione delle Stato Socialista). L’obiettivo è quello di costituire un paese “moderatamente prospero” per poi arrivare a un benessere più elevato, con migliore redistribuzione dei beni materiali e immateriali, nonché promozione, e intensificazione per mezzo di opere umane, della “bellezza” della Cina.

Il progetto di “national rejuvenation”, inteso come “the greatest dream of the Chinese people since modern times began” (p. 11), consiste nel conseguimento di un “advanced social system” (p. 12), ma anche di rafforzamento del Partito Comunista (“party building”, p. 13) ai fini di un socialismo con caratteristiche cinesi.

Xi Jinping rivendica lo sviluppo pacifico e la collaborazione tra i popoli, in cui si inseriscono i progetti della Nuova Via della Seta e della Cintura Mondiale che, se realizzati come nei progetti, in realtà assicurerebbero alla Cina vie di espansione in varie parti del Globo e un’egemonia su scala mondiale.

Vengono rivendicate ancora una volta come cinesi Hong Kong e Macao col concetto di costituire parti di un unico paese ma restare con un sistema diverso. Allo stesso tempo, però, si propone maggiore integrazione tra l’economia di Hong Kong e quella del resto della Cina. Rispetto a Taiwan, Xi Jinping si augura una “peaceful reunification”, sulla base del medesimo principio “one country, two systems” (p. 50).

Xi Jinping parla spesso di pace nel discorso, ma insiste con enfasi sulla necessità di modernizzazione e ulteriore armamento dell’esercito: “This will enable us to effectively shape our military posture, manage crises, and deter and win wars” (p. 49). Pace ma guerre? Quali guerre?


[Roberto Bertoni]