[Passage of the Past (Hong Kong 2017). Foto Rb]
Henry King, Love is a Many-Splendored Thing. USA 1955. Con Jennifer Jones e William Holden. Musica di
Alfred Newman; parole della canzone-sigla di Sammy Fain e Paul Francis Webster
È uno dei film classici di Hollywood su Hong Kong, assieme a The World of Suzie Wong.
L’interprete maschile in entrambi i film è William Holden, mentre l’interprete
femminile in Suzie Wong, Nancy Kwan, è per parte di padre di Hong Kong, ma in Love is a Many-Splendored Thing, sebbene
interpreti la parte di un’eurasiatica, è un’attrice americana, Jennifer
Jones. Questo per dire che, sul piano etnico, c’è approssimazione
nella credibilità realistica dei personaggi. La città di Hong Kong invece, viene
restituita da King con una certa fedeltà fotografica.
Love is a Many-Splendored
Thing è
una storia sentimentale (con la canzone divenuta una pietra miliare della musica
leggera d’impostazione romantica);
e penso che vada presa per quello che è, una storia d’amore tra una donna-medico
vedova di un generale nazionalista cinese, che faticosamente si è guadagnata
stima e una posizione in ospedale a Hong Kong, e un giornalista statunitense che,
infine inviato alla guerra di Corea, ivi perisce in un bombardamento. La vita
di lei risulta distrutta, sia perché ha seguito la tendenza sentimentale verso quest’uomo
ancora sposato cui la moglie non concede il divorzio, esponendosi al
pettegolezzo, sia perché, in ragione di tale scelta, perde anche il posto di
lavoro, oltre all’amato.
Da un punto di vista emancipatorio, il film è piuttosto aperto, prendendo
le difese della professionalità femminile e della difficoltà, negli anni Cinquanta,
di risolvere le questioni familiari con semplicità.
Sul piano della rappresentazione della cultura asiatica, c’è una certa
quantità di stereotipi, ma alla fin fine nemmeno esagerata, in quanto, anche in
questo caso, il punto di vista del regista è di simpatia e favorevole alla
mutua comprensione tra culture diverse.
È certo, tuttavia, che si tratta di una semplificazione notevole del
romanzo in ampia parte autobiografico di Han Suyin, che nel film è il nome della
protagonista, mentre nella vita reale è lo pseudonimo di Rosalie Matilda
Kuanghu Chou, o, col nome inglese proveniente dal secondo matrimonio,
Elisabeth Comber. Il titolo del romanzo non cita la parola “love”, è A Many-Splendoured Thing, e già di qui si
comprende il più ampio respiro del testo, senza contare che questo titolo è un riferimento letterario, tratto da una poesia di Francis Thomson, “The Kingdom of God”: “’Tis
ye, ’tis your estranged faces, / That miss the many-splendored thing”,
del resto citata anche in un dialogo del film, ma il contesto religioso e l’idea
di alienazione si perdono nella pellicola, non nel romanzo. Il romanzo, inoltre,
ha uno sguardo più attento e partecipato sulle vicende storico-politiche.
Nondimeno, pur nell’intento
commerciale di Hollywood, e nell’anticomunismo pronunciato del film, resta un
prodotto di riferimento nel tentativo misto di esotizzazione e al contempo
interculturalità della rappresentazione cinematografica americana della città
che tanta nostalgia spesso desta negli occidentali.
[Roberto Bertoni]