09/02/18

Christopher Doyle e Jennifer Suen, THE WHITE GIRL

["So Much Like One's Home Town..." (Hong Kong 2017). Foto Rb]


Hong Kong 2017. Con Kin-Ping Leung, Michael Ning, Joe Odagiri, Angela Yuen, Jeff Yiu, Tony Tsz-Tung Wu


È un film sulla speculazione edilizia, la scomparsa di modi di vita arcaici, la maturazione interiore di una giovane, il segreto di una famiglia.

È narrato con realismo magico.

Il realismo consiste nella rappresentazione dettagliata e accurata dell’ambiente esterno, delle attività di pesca, delle abitudini quotidiane.

Il fiabesco è riposto nella vita ritirata della protagonista, Ho Zai (interpretata da Angela Yuen), cui il padre, per risparmiarle verità dolorose, ha detto che è affetta da una malattia incurabile e morirebbe se venisse esposta ai raggi del sole. Poco per volta lei si rende conto di non essere affatto allergica al sole e che la madre, invece, è fuggita anni addietro abbandonandola. Ne deriva la ribellione verso il padre e il villaggio e la decisione di partire per la città e una nuova vita.

Nel frattempo, si intrecciano altri motivi.

Il tema della diversità e dell’emarginazione è marcato. Ho Zai è respinta dai compagni di scuola perché la si suppone malata. Il suo mondo mentale è peculiare, introverso e desideroso di riappropriarsi della madre perduta. Si veste e si comporta diversamente dagli altri. L’incontro con Sakamoto (l’attore Joe Odagiri), un giapponese anch’egli emarginato e in cerca di se stesso, in visita al villaggio, crea una convergenza di disagio psicologico e sociale: anch’egli vive ai margini, ha un segreto che però non veniamo a sapere e scompare all’improvviso come all’improvviso era arrivato.

Un monaco buddhista che vive attendato tra strani ordigni e un bambino orfano che si rifugia presso di lui, sono altri emarginati, ma si muovono con decisione contro le avidità di denaro e potere dell’élite finanziaria e politica.

Il villaggio si chiama Pearl e viene definito “l’ultimo villaggio di pescatori di Hong Kong”. La cosca della speculazione vuole trasformarlo in una zona moderna. Sarà la ragazza a salvarlo temporaneamente, barricandosi in una casa abbandonata in mezzo a un parco, che andrebbe arsa abusivamente per far terreno bruciato dell’esistente e aprire il campo alle ruspe. Solo nell’ultima scena del film, dalla voce di Ho Zai fuori campo, veniamo a sapere che la storia che abbiamo visto era retrospettiva e il villaggio è in effetti scomparso.

È un bel film, lontano fortunatamente dalle mode e dalla spettacolarità; ben recitato; centrato a livello tematico.


[Roberto Bertoni]