05/10/16

Seigaku, LO ZEN E L’ARTE DI MANGIAR BENE



[Sushi in Dundrum (2016). Foto Rb]


Sigaku, Lo Zen e l'arte di mangiar bene. Milano, Vallardi, 2016 (Edizione Kindle)

L’alimentazione è un aspetto importante del Buddhismo. La difesa della vita spinge verso il vegetarianismo. La conservazione dell’armonia del cosmo muove in direzione del non spreco degli alimenti. La moderazione è uno dei precetti dell’ottuplice sentiero e si applica anche ai pasti: uno al giorno e non dopo le undici del mattino nel Buddhismo originario e in linea di massima tuttora per i monaci delle scuole Theravada. Due pasti leggeri sono ammessi oggi per i monaci delle scuole Mahayana, compresa quella Zen cui appartiene Seigaku.

Uno degli elementi sottolineati dal monaco giapponese è la trasformazione delle regole alimentari in rito, sia a livello della posizione seduta in cui si mangia, della collocazione delle ciotole sulla stuoia, della disposizione dei punti geografici e così via.

L’assunzione del cibo è una modalità della meditazione, per cui, prima dei pasti i monaci si concentrano su cinque principi: il riconoscimento della fatica necessaria a procurare il pasto; la domanda interiore se si sia degni di riceverlo; la coscienza della brama che “ostacola la libertà della mente”; il riconoscimento del cibo come qualcosa che “sostiene la vita”; la condivisione con tutti gli esseri viventi.

La regola del silenzio durante i pasti conventuali si accompagna alla spazialità delle cose: le più alte lontano da sé e le più vicine in prossimità del commensale.

Quanto agli ingredienti, la “regola da seguire” è quella di “armonizzare i sei sapori e le tre qualità”. I sei sapori sono amaro, aspro, dolce, piccante, salato e insipido; e le tre qualità leggero/flessibile, pulito/armonioso, coscienzioso/accurato.


[Roberto Bertoni]