[Delta of the Mekong River (2006). Foto Rb)
Nguyen Huy Thiep, Crosssing the river. Racconti, a cura di Nguyen Nguyet Cam and Dana Sachs. Traduzioni di vari autori. Willimantic (CT,
USA), 2003
La rappresentazione del Vietnam che emerge dai racconti
di Nguyen Huy Thiep è deprivata di idillio. Come
osservano nell’Introduzione i curatori, “while ‘Asian values’ stress such
qualities as loyalty, filial pity, and community identity, in Thiep’s world
money has come to dominate family life” (p. XI). Gli spazi sono quelli opposti della campagna impoverita e
con rapporti sociali aspri, da un lato, e della città di Hanoi, resa come luogo
di desiderio di emancipazione e al contempo di difficoltà di sopravvivenza in un
panorama etico di cinismo.
Tra i racconti che più ci hanno colpito, “Crossing the
river” mette a confronti vari personaggi su un traghetto che porta al di là del
fiume, con il meno moralmente disponibile a prima vista che salva invece una
situazione difficile, rimborsando i commercianti che non esiterebbero a ferire
con un’arma da taglio un bambino che ha rotto una giara preziosa per sbaglio; e
la conclusione enigmatica del monaco buddhista che non scende all’arrivo, ma
torna indietro col barcaiolo. Perché? Resta al lettore l’apertura
interpretativa di questo finale.
“The General retires” descrive i rapporti umani all’interno
di una famiglia, mentre il Generale del titolo viene richiamato al fronte, dove
muore.
Ci sono vari motivi metatestuali, tesi a mettere in
dubbio i valori più consueti, idilliaci appunto, nonché il supposto conformismo
della letteratura dominante. Per esempio
quando leggiamo questa dichiarazione satirica in “Without a King”: “This story has already been recorded. (It
just goes to show how inquisitive our writers are!) As told, it is a simple
love scene, pure, without calculation. Life is dialectical, materialistic,
harmonious, beautiful and lovely, etc.” (p. 60).
Tradizione e modernità si pongono l’una di fronte all’altra
nel medesimo racconto, quando uno dei componenti di una famiglia organizza il
rito per gli antenati, ma il quadro di partito anch’egli appartenente alla
famiglia non s’inchina perché, spiega “We cadres have no gods. After forty years of following the Revolution, I have
noi altars in my house, and I don’t even know how to say a prayer” (p. 68).
Più oltre, ancora in “Without a King”, un che
agghiacciante per la sua espressione diretta, un personaggio, alludendo alle idee dell'egoismo materialista dominante, nega il valore
della letteratura: “Business skills are the best. The other skills – art, literature, etc. - all of
them are useless” (p. 82).
[Roberto Bertoni]