Abbiamo riletto qualche poesia di Giorgio Caproni.
L'"eleganza geometrica" (come la definiva Pampaloni),
l'"ontologia negativa", citata da Mengaldo e, individuata da
quest'ultimo, una "fin troppo esibita logica binaria" che
"consiste in formulazioni assolute di opposti che a loro volta si
convertono incessantemente l'uno nell'altro" [1]. Elementi che si
ritrovano anche in tre idee di viaggio del Franco cacciatore, in cui la
posizione perplessa sullo stare al mondo, drammatica, si connota
ironicamente, quasi come un esorcismo, frattanto l'inutile si addensa, il senso
di non avere uno scopo. Forse. O forse leggiamo noi in questo modo questi
componimenti brevi, icastici, anche in parte affidati al banale apparente.
BIGLIETTO LASCIATO PRIMA DI NON ANDAR VIA
Se non dovessi tornare,
sappiate che non sono mai
partito.
Il mio viaggiare
è stato tutto un restare
qua, dove non fui mai.
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ERRATA
Non sai mai dove sei.
CORRIGE
Non sei mai dove sai.
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APOSTROFE A UN IMPAZIENTE D'IMBARCO
- Si calmi. Dove vuol mai
andare?
Un punto è assodato.
Lei non potrà mai arrivare,
mi creda, dov’è già arrivato. [2]
NOTE
[1] Giorgio
Caproni, L'opera in versi, a cura di L. Zuliani, Introduzione di P.V.
Mengaldo, Milano, Mondadori, 1998, p. XLIII.
[2] I testi di Caproni sono alle pp. 427-429 del volume sopra citato.
[2] I testi di Caproni sono alle pp. 427-429 del volume sopra citato.