11/05/16

IL VIAGGIO DI CAPRONI


Abbiamo riletto qualche poesia di Giorgio Caproni. L'"eleganza geometrica" (come la definiva Pampaloni), l'"ontologia negativa", citata da Mengaldo e, individuata da quest'ultimo, una "fin troppo esibita logica binaria" che "consiste in formulazioni assolute di opposti che a loro volta si convertono incessantemente l'uno nell'altro" [1]. Elementi che si ritrovano anche in tre idee di viaggio del Franco cacciatore, in cui la posizione perplessa sullo stare al mondo, drammatica, si connota ironicamente, quasi come un esorcismo, frattanto l'inutile si addensa, il senso di non avere uno scopo. Forse. O forse leggiamo noi in questo modo questi componimenti brevi, icastici, anche in parte affidati al banale apparente.



BIGLIETTO LASCIATO PRIMA DI NON ANDAR VIA

Se non dovessi tornare,
sappiate che non sono mai
partito.
                                   
             Il mio viaggiare

è stato tutto un restare
qua, dove non fui mai.

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ERRATA

Non sai mai dove sei.

CORRIGE

Non sei mai dove sai.

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APOSTROFE A UN IMPAZIENTE D'IMBARCO

     - Si calmi. Dove vuol mai andare?
Un punto è assodato.

Lei non potrà mai arrivare,
mi creda, dov’è già arrivato. [2]



NOTE

[1] Giorgio Caproni, L'opera in versi, a cura di L. Zuliani, Introduzione di P.V. Mengaldo, Milano, Mondadori, 1998, p. XLIII. 
[2] I testi di Caproni sono alle pp. 427-429 del volume sopra citato.