03/05/16

Andrea Gareffi, MONTALE ANTINOMICO E METAFISICO



[Relics of Montale's Liguria (Portovenere 2015). Foto Rb]


Andrea Gareffi, Montale antinomico e metafisico. Firenze, Le Lettere, 2014

La monografia di Andrea Gareffi Montale antinomico e metafisico costituisce uno studio complesso ed interessante che, con padronanza della materia e capacità argomentativa, oltre a fare un punto della situazione, apporta nuovi contributi al tema della metafisica nella poesia montaliana. Il saggio è articolato in tre capitoli che, lungo un filo continuo, mai smorzato, portano avanti con corenza la tesi di fondo. Il titolo è aderente all’oggetto della discussione che, in un primo tempo, chiarisce il significato dell’antinomia da un punto di vista filosofico poi, su questo assunto, scava in profondità, nel substrato concettuale della poesia di Montale sostanziata di pensiero più che di emozioni e sensazioni. Nella dispositio interna, concettuale del saggio, notiamo un procedere graduale verso la tesi del terzo ed ultimo capitolo intitolato Montale, De Pisis e la metafisica, il capitolo più disteso e ricco di suggestioni in cui, con riferimenti puntuali, il critico ripercorre la significazione di epifanie femminili sfuggenti non solo metaforicamente ma anche spazialmente. Questo a dimostrazione di una poesia avvalorata da contenuti precisi, circostanziati, al di là della forma complessa o, forse meglio, in cui il contenuto esperisce la forma. 

Il primo capitolo, forse il più autonomo nell’amalgama complessiva, reca il titolo La rinascita delle antinomie: al suo interno, con la chiarezza esplicativa che gli è propria, Gareffi ripercorre esempi importanti di antinomie a dimostrazione di come, con contraddizioni vere o apparenti, Montale intenda riferirsi a concetti fondamentali che divengono chiari solo attraverso un accostamento antitetico, come se il linguaggio e lo stile sostenessero il contenuto, veicolando una significazione alta, metafisica. Da questo punto di vista il critico sostiene che la poesia di Montale - anche attraverso testimonianze dirette rilasciate dal poeta - non emerge in direzione delle cose verso il pensiero quanto, piuttosto, funziona in senso opposto. Il critico, non a caso, cita l’illuminante studio di Luigi Blasucci Gli oggetti di Montale ad indicazione di come la riflessione sul mare dell’oggettività fenomenica quotidiana nasconda la dimensione intima a cui riconduce la riflessione del saggio. Cose e persone - potremmo aggiungere - non assumono significato in sé quanto, piuttosto, per approssimazione a ciò che sta dietro il lessema, nell’allusione a fatti o significati più o meno intuibili, valicando il contenuto letterale che pure esiste e resta saldo ai fini della comprensione globale. In questo modo il testo diviene interessante perché sposta l’attenzione verso zone semantiche nascoste che trascendono la mera realtà con riferimento alla ricerca dell’Assoluto a cui Montale risale attraverso lo specchio di raffronto di raffinate e colte figure femminili che, col loro fascino intellettuale, hanno fatto da guida sapienziale verso una dimensione alter dell’esistenza. Sempre nel primo capitolo l’autore approfondisce il concetto di antinomia sviluppandolo dal punto di vista delle fonti ed attingendo, in particolare, alla filosofia novecentesca e medievale che meglio lo rappresentano. In questo caso è paradigmatica l’esperienza di Holderlin e della sua poesia che, tra alternanze di luce ed ombre, riesce a estrapolare antinomicamente il significato delle situazioni e delle circostanze. Ma non solo: quanto a dire che Holderlin è solo la punta più in vista e significativa di questa tipologia poetica, accanto a John Donne o a Gerard Manley Hopkins di cui Montale offre, nel Quaderno di traduzioni, alcuni esempi di traduzione.

Dietro a questi forti presupposti concettuali rinveniamo anche il pensiero di alcuni filosofi del Romanticismo e del Novecento: da Fichte a Hegel fino all’esistenzialismo di Husserl ed Heidegger, senza dimenticare la lezione di Meister Eckhart, particolarmente apprezzato e studiato da Irma Brandeis, alias Clizia, la musa poetica montaliana per accezione, colei che presiede quale nume tutelare, incontrastato, pieno di autorità e suggestione nelle Occasioni.

Nella parte finale del primo capitolo registriamo un andamento diverso rispetto all’incipit. Se, infatti, in un primo tempo predomina il tema delle fonti, in un secondo momento si profilano suggerimenti e accenni a dimostrazione di concetti prima esplicati, quasi a riprova, mediante la lettura, di quanto precedentemente sostenuto. Se il primo capitolo può essere interpretato come la chiave di volta per la comprensione dell’antinomia alla base della poesia di Montale, nel secondo capitolo Gareffi ripercorre in modo sistematico, seguendo un ordine cronologico, dagli Ossi fino a Satura e via di seguito, gli esempi antinomici più significativi. L’analisi testuale, concentrata soprattutto sui principali snodi di pensiero, è condotta servendosi dell’edizione critica dell’Opera in versi, utile da un punto di vista tecnico-filologico per entrare nell’officina del poeta ed evidenziare, laddove presenti, le varianti d’autore, sciogliendole nel loro significato filosofico e letterale, a dimostrazione di come la poesia di Montale prenda forma attorno a temi ‘forti’, importanti di cui le varianti costituiscono e ripercorrono non solo la gestazione letteraria ma, soprattutto, le trasformazioni e metamorfosi del pensiero. Ci troviamo di fronte, infatti, ad esempi di accostamenti antinomici azzardati come, ad esempio, nei primi versi della Casa dei doganieri, il riferimento alla posizione della casa situata sul rialzo a strapiombo sulla scogliera” ad indicazione della sfida del pensiero poetico lanciato alle regole della statica fisica.

Nel secondo capitolo sono analizzati in modo dettagliato spunti, immagini e suggestioni evocative che possono suggerire interpretazioni nuove poiché scavano nell’Io del poeta, nel profondo della sua sensibilità. I casi più interessanti sono ricavati soprattutto dalle Occasioni ma includono anche liriche della Bufera, laddove la contraddizione delle varianti d’autore capovolge il significato sotteso in un primo tempo ad indicazione di come il concetto, il pensiero, non rimanga identico a sé, ma rifletta talvolta un cambiamento nel tempo. L’interpretazione testuale è spesso accompagnata dalla ricerca sintetica dei contenuti filosofici principali: da Bergson col tema del tempo e, soprattutto, dell’intuizione quale sorta di epifania che svela una parte del tutto, fino a Boutroux, sul quale Gareffi insiste in modo particolare. Nel capitolo menzionato vengono anticipati alcuni dei motivi presenti nel terzo ed ultimo scritto, quello che sigilla e dà un senso compiuto all’insieme. Accanto ai fenomeni naturalistici ed atmosferici raffigurati negli Ossi, si accostano a partire dalle Occasioni, quali immagini care le epifanie di Irma Brandeis, Gerti Frankl Tolacci e Ljuba Blumenthal, figure femminili intelligenti ma enigmatiche, esiliate dalla loro terra affettiva: la Stiria, la Carinzia, i Carpazi, voltate altrove dal destino di esuli fino a divenire segno dei tempi alla vigilia di una bufera storica infernale.

Attraverso questi fantasmi che scompaiono diretti verso la salvezza Oltremanica, ma che persistono a livello di intuizioni ed essenze, fino a riapparire mitizzate nella memoria, il poeta sopravvive ai disastri della storia con la sola forza del ricordo e, legata a questo, degli affetti. Alcuni testi di Montale divengono, secondo Gareffi, simboli e paradigmi della poesia stessa, secondo un continuum logico con cui può essere letto il canzoniere di Montale. Canzoniere non frammentario - dunque - che isola ed emargina i pezzi ma che, secondo il punto di vista del critico, riscostruisce una sua unità dagli Ossi fino ad Altri versi, facendo della natura e del paesaggio cifre semantiche del reale: dall’ansia di Arsenio nell’omonima poesia, alle ultime nitide apparizioni di Clizia nel ricordo senile del poeta.

Il motivo della memoria, della sua importanza nell’elaborazione tematica è fortemente sostenuto verso la fine dell’ultimo capitolo, quello più complesso, articolato e nutrito dal background concettuale precedente. Lo spunto di questa parte del saggio intitolata Montale, De Pisis e la metafisica è fornito dal testo Alla maniera di F. de Pisis in cui il riferimento è rivolto ad una tela di De Pisis che ha per soggetto un beccaccino. E, proprio sul tema del volatile raffigurato da De Pisis, si concentra l’argomentazione di quest’ultimo capitolo in cui è approfondita la componente metafisica della poesia montaliana in relazione al volatile, allegoria della poesia. Il semplice ed umile beccaccino diviene, infatti, non solo l’emblema dell’animo montaliano, ma della poesia e, soprattutto, della raffigurazione di questa nell’arte giungendo, quasi calato in una sorta di enigma pirandelliano di soggetto nel soggetto, all’espressione tautologica.

L’ispirazione poetica montaliana - afferma il critico - proviene sempre da un dato di fatto, da una suggestione fisica, contingente, quale punto di partenza per un viaggio all’interno dell’Io. In questo caso Gareffi menziona altre fonti: Montaigne e Proust ma, soprattutto, Bergson e Meister Eckhart secondo il quale la pregnanza dell’esistere, il suo significato ultimo coincide con la conoscenza e quest’ultima con la riflessione. In tale accezione Montale non tradisce la sua visione del reale: egli fa del tu - sia esso visiting angel, ricordo o semplicemente immagine, immaginazione e sopravvivenza alla morte - il significante della poesia, un riflesso delle capacità poetiche di conservare gli affetti, di tesaurizzare un’immagine, in direzione quella vita che dà barlumi a cui Montale fa esplicito riferimento nella poesia liminare alle Occasioni. 


[Maurizio Masi]