09/04/16

Asen Balikci, THE NETSILIK ESKIMO


[Canadian snow in a painting by H.G. Morris (Toronto Art Gallery 2016). Foto Rb]


Asen Balikci, The Netsilik Eskimo, 1970. Prospect Heights (Illinois, USA), Waveland Press, 1989


L’antropologo Balikci girò una serie di documentari, derivati da esplorazioni sul campo attuate tra il 1959 e il 1965, tra gli eschimesi Netsilik del Canada.

Qualche immagine è disponibile su YouTube. Il libro ripercorre la situazione dei Netsilik negli anni Sessanta, ricostruendo anche vari elementi della cultura materiale e spirituale, sulla scorta del classico saggio, che spesso cita, di Knud Rasmussen, The Netsilik Eskimo: Social Life and Spiritual Culture (1931).

Il mutamento nel modo di vita tradizionale viene attribuito all’arrivo delle armi da fuoco negli anni Quaranta del Novecento, che modificò le tecniche di caccia, quindi di sopravvivenza, rendendo meno fondamentale la collaborazione della collettività, mentre con altre innovazioni della modernità si determinavano anche spostamenti nomadici più facili.

In un Epilogo alledizione del 1989 del volume (pp. 247-57), Balikci mette anche in rilievo il ruolo dei missionari, che convertirono la tribù al cristianesimo, col che vennero meno le pratiche di infanticidio e poligamia, e l’istituzione del canadese Department of Northern Affairs nel 1950, che introdusse l’istruzione elementare, l’uso della lingua inglese tra le nuove generazioni e la presenza di personale medico.

Resta dunque una testimonianza di tradizioni e abitudini ormai scomparse. La cultura materiale, fondata sulla caccia, la costruzione di dimore di neve (in quanto isolante dal freddo) adatte al clima inospitale, gli utensili di ghiaccio, osso, le vesti di pelli di foca e caribù, nell’insieme implicavano una dimensione di sopravvivenza difficile e perseguita nell’ambito della cooperazione tra consanguinei e famiglie estese.

Allo stesso tempo, in una configurazione sociale di tipo arcaico, si determinavano momenti di conflitto, da risolversi in modi formali con la lotta, la gara di canto, il litigio, ma anche con l’omicidio individuale per appropriarsi, per esempio, di una moglie già impegnata con un altro uomo, o della pena di morte decisa collettivamente per punire atti criminosi. L’infanticidio, piuttosto diffuso, era dovuto a motivi di sopravvivenza, non potendosi sfamare più di tante bocche.

Al di là di questi aspetti violenti, non prevalenti, l’autore mette in evidenza quanto, verso i figli sopravvissuti, esistesse un atteggiamento permissivo e affettuoso; e come la società Netsilik trovasse coesione non solo nella gestione della vita materiale, ma nel fatto religioso, caratterizzato dallo sciamanesimo, la credenza animistica negli spiriti, la presenza di tre divinità principali e di tre aldilà, due positivi e di remunerazione della vita vissuta degnamente, e uno punitivo.


[Roberto Bertoni]