Regno Unito e Filippine, 2013. Con John Arcilla, Jake Macapagal, Althea Vega
Il titolo si riferisce all’area
metropolitana che comprende la capitale Manila e indica subito uno dei motivi
tematici del film, il contrasto tra città e campagna, che si concretizza, da un
lato, nell’ingenuità dei migranti interni, facili prede dell’accaparramento e
dell’inganno dei residenti urbanizzati; dall’altro lato nel passaggio da una
forma di povertà contadina, basata su una difficile sussistenza, a una modalità
di povertà cittadina, con residenza negli slum
e compromessi etico-esistenziali dovuti alla lotta per la sopravvivenza.
È una pellicola articolata su
vari livelli. L’intreccio poliziesco, in parte, si innesta su un realismo
documentario che mette in rilievo l’emarginazione con riprese sulle strade,
negli interni delle case e nei locali pubblici; denuncia lo sfruttamento di
donne costrette a semi o totale prostituzione dall’indigenza; affronta il
problema della gelosia sociale, intesa come aspirazione a possedere di più, a
usare sistemi anche illegali per affiorare dal sommerso del sottoproletariato al
benessere relativo della classe media; mostra alti livelli di criminalità; mette
in sottotesto, ma con funzione rilevante, la corruzione politica. A sua volta
il realismo documentario s’intreccia con elementi di realismo magico, come
nella scena ricorrente di un disperato che rapina i passeggeri di un aereo e
poi si lancia nel vuoto con un paracadute di sua confezione, che lungi dal proteggerlo ne provoca la morte come prevedibile, ma
la scena viene esplicata pienamente solo alla fine, ricorrendo come un sogno in
particolari mutili varie volte nel corso del film.
La storia è quella di Oscar e
della moglie Mai, che con le due figliolette si trasferiscono, per cercare una
vita più dignitosa, a Manila. La povertà spinge Mai ad accettare un lavoro in
un night club ambiguo, le cui dipendenti intrattengono i turisti stranieri. Oscar
trova infine un lavoro che appare rispettabile, con mansioni di autista di un
furgone blindato per un’agenzia di sicurezza che trasporta valori per conto di
privati e di banche. Sorge un’amicizia tra Oscar e il suo partner, Ong. Oscar
si accorge troppo tardi che Ong si è servito di lui per organizzare una rapina.
L’amico perisce nel corso dell’azione, mentre Oscar, sacrificando la vita,
riesce a far pervenire alla moglie la chiave della cassetta di sicurezza che
Oscar voleva rubare, assicurandole così un futuro, ma rendendola vedova.
L’intreccio è più complesso di
come lo si è qui brevemente descritto e si prospetta, strutturalmente, come
concatenato - da un evento nasce l’altro, ma le basi del successivo erano state
poste in dettagli di avvenimenti attestati in precedenza e che apparivano a tutta prima
insignificanti, mentre ci si rende conto alla fine che ogni dettaglio era
funzionale -.
È anche un film sulla coesione
familiare, persistente a dispetto di ogni compromesso sociale nella famiglia di
Oscar e Mai, ma frammentaria e inficiata dal denaro e dal tradimento in quella di
Ong e di sua moglie.
Inizialmente in inglese, per le riprese iniziali, è stato
ritradotto in Tagalog con la collaborazione degli attori, ed è in questa lingua che circola e in cui anche noi lo abbiamo visto con
sottotitoli in inglese. Ha vinto premi e nominations
per il cinema indipendente.
[Roberto Bertoni]