29/09/15

Erich Neumann, STORIA DELLE ORIGINI DELLA COSCIENZA


[Small river dragon (Dublin 2015). Foto Rb]


Erich Neumann, Storia delle origini della coscienza. Ed. originale in lingua tedesca 1949. Traduzione di L. Agresti. Roma, Astrolabio-Ubaldini, 1978


Come riscontra Carl Gustav Jung nella Prefazione, Neumann “prende le mosse […] dal simbolismo matriarcale, e, per esprimere in termini concettuali quel che ha visto, adopera un simbolo, cioè l’Uroboros” (p. 11), ovvero il mito circolare del ritorno su di sé, che Neumann assume come punto di partenza tanto della coscienza individuale quanto di quella collettiva, secondo una teoria in base alla quale “nello sviluppo ontogenetico la coscienza egoica dell’individuo deve percorrere i medesimi stadi archetipici che hanno determinato lo sviluppo della coscienza all’interno dell’umanità” (pp. 13-14).

I tre stadi di sviluppo mitologici, secondo Neumann, sono l’Uroboros, il momento in cui tutto coincide e si identifica nell’universo; la Grande Madre, la fase corrispondente all’“uscita dall’Uroboros” con “la nascita e la discesa nel mondo inferiore della realtà pieno di sofferenze” (p. 54); infine la separazione dai genitori, coincidente mitologicamente con la Lotta contro il Drago e la conseguente affermazione dello stadio eroico o della presa di possesso della realtà.

Forse, a distanza di tempo dalla formulazione, l’evoluzionismo di questa teoria può anche risultare meccanicistico e non del tutto corrispondente alla realtà, per lo meno sul piano storico dell’elaborazione mitologica.

Resta però l’ampio respiro, cosmico, della presenza del simbolo e degli archetipi nella filogenesi e nell’ontogenesi, non solo fascinoso, ma anche palliativo dell’angoscia esistenziale legata alle domande di un realismo assoluto e soffocante.


[Roberto Bertoni]