Photographs by Alex Ramsay. Londra, Francis Lincoln, 2014
Oltre a essere un volume piacevole da sfogliare,
corredato da immagini funzionali ad avere un’idea del giardino Zen oltre che di
gradevole fruizione per le simmetrie delle forme, i colori, la tecnica, si
tratta di un testo che, nella parte saggistica, fornisce notizie storiche sui
vari giardini esaminati, molti dei quali vennero concepiti in periodi di tumulto
della storia giapponese, fornendo un contrasto palese con gli eventi sociali.
Il giardino Zen, come pure il giardino della cerimonia
del tè, sono luoghi di contemplazione pacifica, di realizzazione della
bellezza, di valore artistico, in cui la natura, per esempio le pietre
poste in luoghi strategici, si accompagna all’artificio delle prospettive, all’ordine
opposto al caos del mondo . In parte, il giardino Zen è un rifugio che
facilita l’oblio del passato e dell’ansia nei confronti del futuro.
Più profondamente, il giardino Zen è un percorso tra scene, in cui ogni elemento ha una valenza simbolica, talora non
completamente attribuibile con precisione: o perché si sono perse le
connotazioni iniziali ideate da chi l’ha progettato secoli fa, o perché il
significato è aperto a interpretazioni molteplici.
Alcuni elementi hanno simbologie abbastanza
fisse. La sabbia rastrellata indica nel colore bianco la purezza e nei solchi il
mare calmo ora e ora mosso, che a sua volta rimanda all’agitazione della vita
da superarsi tramite la meditazione e il processo di acquisizione degli
strumenti che conducono alla scoperta della Buddhità e all’illuminazione.
Alcune pietre simbolizzano il monte Meru, sacro al Buddhismo e immaginato come
centro della cosmologia di questa religione. Altre pietre rappresentano, con la
loro posizione, altezza e disposizione, Buddha e i discepoli (di solito due).
Una pietra verticale può indicare una cascata, con una pietruzza al di sopra che
è emblema di una carpa diretta controcorrente verso la sorgente della luce e
della spiritualità. Il ponte divide le passioni dalla serenità. Le forme della tartaruga e della gru allegorizzano l'eternità. E così di
seguito.
Luoghi di serenità, d’arte, di acquietamento,
di spiritualità.
[Roberto Bertoni]