Cina 2013. Con Chang Chen, Cung
Le, Tony Leung, Song Hye Kyo, Zhank Ziyi
Innovatore e popolarizzatore dell’arte marziale
del Wing Chun, nella realtà storica Yip Man (1893-1972), nato in una famiglia
benestante di Foshan, studiò arti marziali fin da ragazzo e risiedette a Hong
Kong nel periodo della scuola superiore e dell’università. Tornato in Cina, ufficiale
di polizia del governo del Kuomintang nazionalista, riemigrò a Hong Kong dopo
la presa del potere comunista, ivi fondando una sua scuola di Wing Chun.
Leggendarizzato da varie pellicole
cinematografiche, in questa di Wong Kar Wai la vita è resa per sommi tratti e
con libertà artistica.
Lo sfondo culturale, oltre alla Cina degli anni in
questione, è la filosofia, accompagnata dal codice etico, delle scuole di arti
marziali. In linea con la rettitudine il protagonista. Testarda e univoca lealta filiale nel personaggio di Gong
Er, interpretato da Zhang Ziyi, che eredita la scuola del padre usurpata da un
nemico e riuscirà a sconfiggerlo dopo decenni in un duello estremo, rimettendoci la salute
e la stabilità al punto da divenire oppiomane e infine perire, con una storia d’amore,
per dedizione assoluta alla causa della sua vendetta, irrealizzata con Yip Man.
(Amore
irrealizzato come in un altro film di Wong Kar Wai: In the Mood for Love).
Il film, inoltre, non spiega il perché del soggiorno
a Hong Kong dopo il 1945, col che resta misteriosa la ragione per cui Yip Man non rivede
la moglie e i figli cui sembrava unito da un legame intenso e favorevole. Queste
incongruenze lasciano spazio per la ricostruzione personale dello spettatore e
gli pongono domande che continuano la storia nella sua mente dopo la conclusione della pellicola, con echiana ottica
di “opera aperta”.
Come in altri film di Wong Kar Wai, l’eleganza
formale impera, qui rappresentata soprattutto dalle riprese dei movimenti del Wing Chun,
filmati come in danze e con lentezza e rapidità alternate a conferire un
impatto stilistico raffinato.
[Roberto Bertoni]