USA e
UK, 2014. Consulenza scientifica di Kip Thorne. Con Michael Caine, Jessica
Chastain, Anne Hathaway e Matthew McConaughey
Resta da vedere se, come si è notato [1],
sia o meno il degno erede di 2001: A
Space Odissey, il film di Kubrick che senza alcun dubbio appartiene alla fantascienza
colta e si riversa nel canone dell’avanguardia oltre che della letterarietà
fluida e realista, proponendosi inoltre come novità sul piano dell’immagine.
La critica ha inoltre molto puntato sull’autenticità
scientifica. Alcuni video divulgativi con Kip Thorne, oltre che Nolan, sono stati prodotti al fine
di spiegare la teoria della curvatura dello spazio sotto l’effetto della
dimensione tempo (o quarta dimensione), nonché i warm holes (o scorciatoie che abbreviano i tempi di percorrenza dei
viaggi spaziali, per lo meno in teoria) e i black
hole e i loro effetti sulla gravità per via dell’enorme massa di energia
che li caratterizza.
Si tratta peraltro di argomenti su cui si specula
senza poter provare se sia attuabile la possibilità dei viaggi interstellari in
tempi relativamente “brevi”, e quelli a ritroso nel tempo, che potrebbero
conseguire dall’applicazione delle teorie di cui sopra. Del resto, se da un
lato, per dirla alla Suvin, la fantascienza si prospetta con serietà quando sia
in possesso del novum scientifico, è
vero che la prima metà della parola implica la fantasia, l’elaborazione
immaginifica dei presupposti scientifici, una campo in cui il possibile può
farsi “reale” nella dinamica del testo, sia esso letterario o filmico.
Fatto sta che questo film si presenta come
impegnato, dotato di umanità, perplesso sui destini generali, alla ricerca di
soluzioni per la prosecuzione della specie, privo della paccottaglia della fantascienza
più commerciale.
L’abbiamo visto volentieri. È un bel film.
[Roberto Bertoni]