01/01/14

Dacia Maraini, LA RAGAZZA DI VIA MAQUEDA

Milano, Rizzoli, 2009


Il racconto si trova nella raccolta dal medesimo nome.

L’interesse principale, da parte nostra, è nell’àmbito della rappresentazione dello straniero, se tale si può definire, meglio sarebbe dire di persone che si trovano in Italia e non sono (originariamente) di nazionalità italiana, un tema su cui siamo già intervenuti.[1]

Anche Maraini, come altri, ma naturalmente non tutti, sceglie una modalità di rappresentazione in negativo.

Ciò non significa in negativo nel senso dell’avversione per l’extracomunitario, come purtroppo pure accade in altri casi. Maraini ha un’adesione umana molto chiara ed espone il tema del racconto in modo da suscitare attenzione, in chi legge, per le piaghe della prostituzione giovanile e del maschilismo conscio e inconscio, mentre intreccia altri temi sociali con angolazione impegnata: la mafia e il riciclaggio dei materiali inquinanti nel Mediterraneo. Questo racconto è insomma una denuncia di problemi gravi in cui si trovano la Sicilia, ma più in generale l’Italia e ancor più ampiamente il pianeta.

La negatività di cui parliamo non implica un giudizio di valore, ma intende indicare la rappresentazione della protagonista, un’extracomunitaria molto giovane, in quanto parte di un mondo marginale e squallido:


“Sta in piedi contro un muro, tenendo una gamba ritta e l’altra piegata, come una gru. Ha i capelli ricci, nerissimi che le incorniciano la faccia tonda e infantile. Porta scarpe dalle zeppe di sughero e lacci che salgono lungo i polpacci magrissimi. Ha la pelle scura, di un profondo colore notturno. Si direbbe una bambina di dieci anni, anche se si guarda attorno con fare adulto e spavaldo. Come se avesse paura, ma nello stesso tempo sfidasse la propria paura con modi sicuri, fumando una sigaretta dietro l’altra. Per terra, attorno a lei, tante ciche e qualche pacchetto vuoto, sgualcito e pestato” (p. 13).


Nel corso del racconto, l’ingegnere D.B., il protagonista maschile, dopo avere vissuto in sé un istinto protettivo (vorrebbe dissuaderla dalla professione, proteggerla in qualche modo), invece la avvicina una seconda volta e ha un rapporto mercificato con lei.

L’abilità di Maraini consiste nella comprensione psicologica di entrambi, priva d’idealizzazioni; ma allo stesso tempo, nella denuncia, che traspare tanto più evidente, proprio perché non affidata a tendenze moraleggianti, della mentalità, degli schemi comportamentali e delle ideologie che portano a compiere azioni come queste.

L’integrazione dello straniero qui è assente. La comunicazione tra i nati in Italia e gli altri è sotto il segno della negatività.

Anche il tema dei materiali inquinanti implica un rapporto negativo tra noi e gli altri, in quanto si tratta di traffici accompagnati da tangenti che coinvolgono il Nord Africa.

La dimensione familiare italiana è in contrasto con la vita segreta del personaggio maschile: la moglie affezionata, i bambini diligenti. La facciata di rispettabilità e i retroscena clandestini e illegali coesistono.



[Roberto Bertoni]




[1] Cfr. R. Bertoni, “Connectednes, identity and alienation in some Italian novels and films […]”, in Proceedings of LibrAsia, Osaka, 2013.