[Modernariato (Hong Kong, 2007). Foto Rb]
Lisa See, Dreams of Joy. 2011.
Londra, Bloomsbury, 2012
Shanghai
Girls, un precedente romanzo
di Lisa See (autrice canadese di discendenza cinese), puntava, come quest’ultimo, sulla letteratura popolare, connotata
da un’epica familiare critica nei confronti della società cinese patriarcale pre-1949,
in base alla quale due sorelle, May e Joy, innamorate dello stesso uomo, l’artista
Z.G., sono costrette, per sanare i debiti del padre, a sottostare a matrimoni
combinati che le portano a Los Angeles, dove conducono una vita ricostruita a
Chinatown, non priva di affetti e remunerazioni quanto triste al fondo per ciò
che era perduto della madrepatria. Il segreto di famiglia, con un assunto
tipico delle serie televisive contemporanee, ma in definitiva anche radicato
nella narrativa popolare e nel melodramma, è la maternità della figlia di May, Joy,
avuta da Z.G., che viene ceduta dalla madre biologica alla sorella Pearl in
parte per egoismo, ma in parte perché la madre possa starle vicina sebbene
finga di esserne la zia, la quale ultima riesce a nascondere la verità, facendo
credere al marito Sam che Joy sia figlia di quest’ultimo. Morte tragica di Sam
per suicidio in seguito a persecuzione dell’F.B.I. per motivi politici, ma
soprattutto, si scopre nell’ultimo romanzo, per proteggere Joy medesima, di
idee comuniste e maoista nell'America degli anni Cinquanta.
A onore del vero, va detto che See è una narratrice
di strumenti tecnici ben calibrati e capace di evocare lo sfondo della Cina tradizionale
con abilità e notazioni di carattere etnologico e sociale ben manovrate e
interessanti. Inoltre ha capacità di rendere con naturalezza le emozioni e in Dreams of Joy articola modernamente la
scrittura tramite due voci alternate di capitolo in capitolo in prima persona,
quella di Pearl e quella di Joy. I rimpianti per l’amore perduto, le emozioni
della maternità, i riti adolescenziali
della crescita sono resi con credibilità e umanità.
Allora perché questo romanzo, che è stato
recensito positivamente da testate prestigiose come il New York Times [1], ci ha invece deluso?
La risposta è perché, nonostante i meriti di
cui sopra, si presenta come un’operazione propagandistica tesa a denigrare ogni
aspetto della rivoluzione cinese. Vediamo brevemente.
Joy sedicenne lascia la casa materna dopo la
morte tragica del padre adottivo e appena scopre la verità su quale delle due sorelle è
la madre e quale la zia, sentendosi tradita, e si reca in Cina con entusiasmo
per conoscere il vero padre e partecipare alla costruzione del socialismo.
Finirà in una comune popolare rurale, innamorandosi di un ragazzo di famiglia
contadina e povera, che dopo pochi giorni di matrimonio si rivela un
opportunista che cerca di servirsi del padre biologico di Joy, personaggio influente, per
diventare a sua volta famoso e lasciare la casa paterna. Pearl l’ha frattanto
seguita, ha dato riluttante il consenso a un matrimonio che non approva, ha chiarito
la storia di gioventù con Z.G. e si innamora di un anticomunista mentre tenta
di riportare la figlia a casa negli U.S.A. È il tempo del Grande Balzo in
Avanti e della carestia che nella storia reale effettivamente ci fu. In un
episodio, la famiglia del marito di Joy tenta di mangiare (sic, letteralmente) la figlioletta di lei per placare la fame dovuta alla carenza di cibo e Joy la salva in extremis. Vero che
suocero, suocera e cognata vengono puniti dalla dirigenza della comune popolare cui appartengono, ma come?, in modo altrettanto barbaro: sepolti vivi... Veramente siamo nel Grand Guignol. E se non bastasse il fatto che la famiglia del marito è composta da cannibali, i
funzionari sono corrotti; l’atmosfera è invariabilmente e ovunque negativa; i processi popolari contro i
controrivoluzionari sono presentati semplicemente come messa alla gogna di
innocenti; in un capitolo compare Mao Zedong (di cui Z.G. era compagno d’armi ai
tempi della Grande Marcia) e la sua statura morale è resa soltanto come quella di un individuo che fa quel che gli pare ed è assai interessato alle giovani attraenti, mentre tutto il gruppo dirigente banchetta in continuazione alle spalle
della classe operaia e dei contadini affamati. Questo il quadro, tanto per fare
qualche esempio, che rende opera di propaganda, lontana da una rappresentazione
complessa della realtà, il testo di See, presumibilmente
tanto approvato dalle recensioni perché risponde ai criteri del corrente, presunto atteggiamento “politicamene
corretto” di denigrare in modo nettamente anticomunista la Cina.
Il finale, tanto per concludere sull’intreccio,
è quindi la fuga in Occidente, ove si dipana il lieto fine anche delle storie
sentimentali delle due sorelle May e Pearl e lo scioglimento dall’"incubo"
marxista, con conversione anche ideologica all'anticomunismo di Joy e addirittura, in modo meno
plausibile, di Z.G., che era invece un’artista di grido in madrepatria e si muoveva con ruoli di responsabilità elevata nelle
sfere della dirigenza politica.
Ora, che il Grande Balzo in Avanti sia stato
un fallimento è risultato piuttosto chiaro, tra l’altro fin da subito, dato che
Mao perse il controllo del potere e dovette fare autocritica. È vero che ci fu
la carestia. Resta invece da documentare, nonostante opere clamorose uscite
negli ultimi anni, quanti siano stati effettivamente i morti, mentre le
motivazioni erano di carattere ideologico, e probabilmente fu anche attraverso
quegli errori (non certo giustificabili, non ci si fraintenda) che si creò la
modernizzazione della Cina che, col prevalere della linea di Deng Tsiaoping dal
1978, si è incrementata come si sa fino a portarla a essere la seconda potenza
mondiale [2].
A scanso di equivoci, a noi sta a cuore la
verità; e non difendere quanto va contro l’umanità, tutt’altro. Però ci sembra
che la commercializzazione della letteratura conduca a perseguire le vie della
propaganda, distorcendo in direzione anche grottesca e rappresentando solo la
ferocia e il negativo anziché cercare motivi di complessità in un periodo denso
di avvenimenti e ideologie come quello in cui è ambientato questo romanzo.
NOTE
[1] Cfr. Janet Maslin, "A Comrade by Accident, a Seeker by Design", The New York Times, 9-6-2011.
[2] Per un bilancio ragionato del Grande Balzo
in Avanti, che ci convince più di opere sensazionalistiche recenti, si
veda il saggio di Joseph Ball, “Did Mao Really Kill Millions in the Great Leap Forward?”, Monthly Review, 21-9-2006. Venti milioni le vittime della carestia, determinata non solo dal Grande Balzo in Avanti, ma anche da cause naturali secondo M. Dillon, Contemporary China: An Introduction, Londra, Routledge, 2012.
[Roberto Bertoni]