[Statua di Re (Gwangwamun, Seoul 2012). Foto Rb]
2012. Serie
televisiva coreana in 20 puntate. Testo di Lee Hee Myung. Con Choi Woo Shik, Han Ji Min, Jeong Yu Mi, Jung Suk
Won, Lee Tae Sung, Lee Min Ho, Park Yu Chun.
Entriamo nel fiabesco di questa fiction dalla porta del tetto, tramite la quale, provenienti da una
fessura spaziotemporale, provengono dall’era Jeoson il principe erede al trono
con un gruppo di aiutanti e consiglieri. L’irruzione nella vita della padrona
di casa, la giovane e popolana Pak-ha. Ora, come in ogni serie sudcoreana che
si rispetti, l’intreccio è assai denso. Semplificando un po’ le cose: Pak-ha
era figlia di un uomo sposato a una donna che aveva un’altra figlia, Se-na, che
odiando Pak-ha era riuscita all’età di nove anni a spedirla via su un camion
che per fatalità aveva avuto un incidente, da cui l’amnesia di Pak-ha e il suo
invio in orfanotrofio e di lì negli USA. Ritrovato il padre dall’America,
Pak-ha arriva a Seoul proprio appena in tempo per celebrarne le esequie, ma
ritrova la madre adottiva con cui può finalmente riunirsi, inizia a vivere con
lei, che viene frattanto rinnegata dalla vera figlia Se-na a causa della sua
povertà (fa la pescivendola), visto che Se-na ha mire si scalata sociale e
vuole sposare il suo capufficio Tae-mu, che ha ucciso in America per incidente
(in realtà verso il dodicesimo episodio si scopre che era solo in coma, non
deceduto), ma poi occultando il fatto, il cugino Tae-yong, che sarebbe una
reincarnazione del Principe ereditario viaggiatore del tempo, il quale poco per
volta si rende conto di essere piombato nel presente del ventunesimo secolo con
due scopi: a) chiamato dal reincarnato per riabilitarlo; b) per capire
attraverso il comportamento anche si altri reincarnati, in particolare Pak-ha e
Se-na, cosa c’era che non andava nella sua corte nel periodo Jeoson. E lo
capisce, restaurando la giustizia, e infine innamorandosi della Pak-ha dei
nostri tempi, che è la persona la cui precedente incarnazione era la vera,
altruista innamorata del Principe e non la moglie, mentitrice fedifraga.
L’azione degli episodi iniziali e finali si svolge nel passato. Le ultime scene
parrebbero suggerire la possibilità di una comunicazione per lo meno astratta
oltre il tempo, per forza dell’amore, tra il Principe e Pak-ha.
Siamo in piena leggenda. E se questa narrazione resiste è
perché senza ombra di dubbio chi l’ha concepita ha consapevolezza di un
universo di fiabe e leggende, che paiono ancor degne di essere narrate e
riescono a interessare un pubblico che ha raggiunto punte di audience tra il 14% e il 17% in alcune
puntate.
Ciò che ci pare distingua questa storia da simili
resipiscenze del passato nel presente è la sua autenticità fiabesca, pur in
parte modellata su consimili Ifiction
occidentali, ma priva di quell’artificialità che caratterizza queste ultime
in società in cui invece il fiabesco classico si è estinto e viene risctruito
in modi non sempre non discutibili.
La reincarnazione provvede paradossalmente un elemento di
credibilità nel fantastico della cultura condivisa da una gran parte del
pubblico sudcoreano, giustificando coincidenze e il viaggio nel futuro del
principe coi suoi scudieri.
La madre biologica che ritrova le figlie è un tema
ricorrente delle serie coreane, almeno negli ultimi anni. Più rinomata di altre
in proposito, forse, per la notorietà della cantante protagonista Iu, qui in
veste di attrice, You are the best, Lee
Su Shin, ove però si dà un conflitto tra la madre rediviva che reclama il
suo ruolo e la figlia cresciuta da altri, mentre in Rooftop prince il perdono della madre fuggita da parte delle figlie
abbandonate è immediato.
Le sorelle sulla scia di Cenerentola, anche se non una ricca
e una povera, bensì una buona e l’altra cattiva.
A noi è piaciuto.
[Roberto Bertoni]