27/01/13

Hur Jinho, DANGEROUS LIAISONS

Cina, 2012. Titolo originale: 危險關係. Sceneggiatura: Yan Geling. Con Cecilia Cheung, Jang Dongugn, Zhang Ziyi. 


I topoi narrativi circolano da sempre in tutto il mondo, ma è più recente l’intreccio dei modelli e delle intertestualità tra Occidente e Oriente, come accade col passaggio di Liaisons dangereuses, e gli adattamenti di ambientazione, ideologie e filosofie, da testo europeo a film prima coreano (스캔들 조선남녀상열지사, Untold Scandal, 2003, regia di Lee Jae-Yong), infine cinese. 

Nella versione del 2012, perso il carattere epistolare del testo di Laclos, parte dell’intreccio ripercorre all’incirca le vicende di vendetta e uso spregiudicato della seduzione del modello settecentesco. La decadenza dell’aristocrazia francese esibita in Laclos si adatta alla rappresentazione delle ipocrisie dello strato alto-borghese della Cina degli anni Trenta sullo sfondo delle lotte politiche per la parità di diritti e del conflitto di classe. 

In particolare il personaggio di Cécile, che nella versione cinese si chiama Beibei, è qui l’innamorata di Wenzhou, un pittore di origini proletarie, che rende chiaro in varie battute il pregiudizio classista dell’esclusione di un matrimonio d’amore e qualifica il matrimonio d’interesse voluto dai genitori di lei come vendita immorale. 

La virtuosa e ingannata Fenyu (alter-ego di Madame de Tourvel) non muore nella versione cinese, bensì respinge il suicidio, che quasi ha tentato, per svolgere attività socialmente utili in funzione della rivoluzione cinese, così superando la crisi amorosa in modalità sociale. 

Il duello è sostituito da un attentato a sfondo politico a Yifan (versione cinese di Valmont). Jieyu (l’equivalente della Marchesa di Merteil) non viene stroncata dalla peste, bensì si dispera alla fine per solitudine. 

Gli aspetti sentimentali sono accentuati e un elemento di melodramma viene acuito. Le ambientazioni sontuose e filologiche costituiscono una buona base per la credibilità delle azioni. Il desiderio che è al fondo di questa storia in ogni sua versione è universale quanto gli intrighi per realizzarlo. Tale anche il contrasto tra virtù intesa come autenticità e buona fede, da un lato, e una perfidia nata in parte dalla noia, in parte dall’eccessiva brama di avere al posto dell’essere. Tra gli attori, superlativa in questa pellicola Cecilia Cheung. 


 [Roberto Bertoni]