13/12/12

Donatella La Monaca, L’“ARCHIVIO DELLA MEMORIA”. LA SCRITTURA AUTOBIOGRAFICA DI GIUSEPPE TOMASI DI LAMPEDUSA


Caltanisetta e Roma, Salvatore Sciascia Editore, 2004


Questo studio inizia con citazioni dalle note di Montale sul Gattopardo, un giudizio positivo che si è rivelato valido per il futuro nonostante lo scetticismo di vari recensori e critici negli anni in cui il libro uscì e poi in vari casi ancora fino agli anni Ottanta.

Il punto principale che viene messo in rilievo, come nel titolo del saggio, e puntando sui racconti, è la tendenza autobiografica di Tomasi, interpretata come una reinterpretazioni dei fatti tramite la scrittura per arrivare a uno “spessore conoscitivo”: non si tratta dunque, osserva La Monaca, di quanto Lavagetto indica come nascondimento rispetto alla realtà, al contrario il “mentire” in quanto atto letterario d’autore, serve a esprimere il sé e il mondo (p. 8).

Le tematiche sono “l’infanzia, il rapporto con i luoghi e le figure genitoriali, il desiderio erotico, l’invecchiamento, la morte, la percezione della crisi epocale” (p. 8).

La poetica dell’autobiografismo, paragonata da La Monaca a quella di Svevo e Morante,  si delinea in Tomasi inizialmente tramite l’epistolario col suo “incedere diaristico” (p. 9) che poi si trasforma in “proiezione del desiderio” tramite il passaggio alla letteratura creativa negli anni Cinquanta. Frattanto si rivelano interessi per il genere biografico anche nella saggistica. Si perviene alla scelta di un “diarismo dal quale venga espunta l’esigenza epidittica, dimostrativa di sé, in cui l’autoritratto si componga dalla trascrizione degli avvenimenti giornalieri” (p. 14) come pure dalla rielaborazione della memoria (così per esempio nei Ricordi d’infanzia).

Particolare strategia di articolazione della memoria è “l’implicito”, ovvero una “retorica della metafora che, attraverso ciò che viene detto, in apparenza un elemento sostitutivo del vero tema, di fatto consente di esprimere, seppure allusivamente, anche ciò che viene taciuto” (p. 23). E chiave di volta per la comprensione della poetica della memoria è il saggio su Stendhal, non solo per l’implicito, ma per la visualizzazione delle sensazioni.
e la loro “essenzializzazione e intensificazione” (p. 42).

I rilievi di quanto elaborato teoricamente sono compiuti su vari testi, tra cui la Sirena.

Il saggio svolge dunque una ricognizione stilistico/tematica di Tomasi, mettendolo in relazione ad altri classici del Novecento italiano e recuperandolo a una poetica di interiorità.

[Roberto Bertoni]