Firenze, Giunti, 2012
Il volume si compone di due racconti: quello
che gli dà il titolo e L’OCCHIO DEL
VESUVIO (LE AVVENTURE DI UN POVERO POLACCO DI TALENTO). Una NOTA DELL’AUTORE avverte
che il secondo testo è una rielaborazione dell’UOMO DALLE MANI D’ORO (Palermo,
Sellerio, 2009), riambientato sotto il Vesuvio invece che nella campagna romana
com’era originariamente.
LA COMUNISTA, a sua volta, si ricollega a
MISTERO NAPOLETANO, uno dei libri più noti di Rea, in cui veniva descritto il
modo di essere dei comunisti napoletani degli anni Cinquanta, lo stalinismo
della direzione, la vicenda esistenziale della protagonista Francesca,
conclusasi col suicidio [1].
Questa volta il rapporto del narratore (ma
anche dell’autore) con Francesca è rivisitato con toni più personali dalla
rivelazione di un’amicizia caratterizzata da un amore platonico che non sfociò
in una relazione e dal riferimento a reazioni diversificate a MISTERO
NAPOLETANO da parte dei comunisti di un tempo (dediti, ancora decenni dopo, a difendersi dalla possibilità di essere stati stalinisti), di un ammiratore
della protagonista innamoratosi di lei attraverso la lettura del libro, di
testimoni dei fatti e del periodo coinvolti dalla narrazione, che così s’instaura,
com’è proprio di Rea, in intercapedini tra narratività e cronaca, ma inserendo
in più, in questa storia, un elemento fantastico.
Infatti, Francesca è ora un fantasma che, per
concessione di un breve periodo terreno prima di rientrare nell’Oltreterra,
fisicamente restata giovane com’era al momento del decesso, dialoga col
narratore, rievocando un passato comune, o meglio ascoltandolo colmare le
lacune di quel che non sapeva, dato che in questa immaginazione è così per i
trapassati: la memoria è incerta; e sono venuti a conoscenza di alcuni
avvenimenti succesivi alla morte, ma non di altri.
Va detto che, in quanto lettori, troviamo Rea compatibile
con le ideologie e i gusti letterari personali, per cui abbiamo aderito a questo
racconto elegante, caratterizzato da dialoghi senza virgolette e flussi di
discorso indiretto libero non lunghi e scritti in un italiano standard di
qualità e precisione; nonché al messaggio sociale: sapere che il comunismo di
un tempo non è più tale, eppure “sognare e lottare per l’impossibile” (p. 65), augurarsi
insomma l’utopia.
L’OCCHIO DEL VESUVIO è un racconto del pari ben intagliato linguisticamente; con
riferimenti leopardiani e ad altre fonti letterarie, frequenti relativamente all’incombere
del vulcano sulla zona circostante: lo si vede dalla finestra della casa del professor
Lucio Ammenda, il personaggio che assume alle proprie dipendenze come tuttofare
Tadeusz, un polacco immigrato.
La presenza del vulcano innesta uno degli
aspetti di riflessione del testo: il fatalismo, in quanto sentimento proprio
della napoletanità e più in generale della vita nel mondo globalizzato: “Noi
siamo esattamente così. Fatalisti? Forse è la parola giusta. Tadeusz, diventa
come noi: fatalista. È il solo modo di sopravvivere, qui come altrove” (p. 98).
Il professore è un bibliofilo appassionato. La
regolarità della sua routine
contrasta con quella sporadica di Tadeusz, che si è allontanato dalla Polonia per
irrequietezza più che per bisogno; e pare trovare in Italia la realizzazione
delle proprie capacità. Sa fare di tutto e lo fa bene. Il capolavoro è la
creazione di una libreria costruita a regola d’arte e capace di contenere i
ventimila volumi della biblioteca di Ammenda.
I rapporti tra quest’ultimo e Tadeusz sono
improntati a curiosità reciproca, privi di sentimentalismi ma non esenti da
affetto oltre che da stima.
Il mondo della migrazione è visto come un dato
di fatto della zona; e l’integrazione tra polacchi e italiani è data dal
rispetto che gli uni acquisiscono reciprocamente presso gli altri, dall’apprendimento
linguistico da parte dei migranti e dalla cifra umana che al fondo percorre
questa storia.
Si tratta di un’amicizia riuscita, meno
problematica, per quanto non durevole a causa di eventi esterni (il ritorno di
Tadeusz in Polonia la conclude necessariamente), di quella tra il narratore e
il personaggio Caracas di NAPOLI FERROVIA [2].
NOTE
[1] Cfr. la recensione su Carte allineate 3-8-2012.
[2] Cfr. la recensione su Carte allineate 5-6-2011.