21/08/12

POVERI DI DIRITTI. RAPPORTO 2011 SU POVERTÀ ED ESCLUSIONE SOCIALE IN ITALIA, a cura di Caritas italiana e Fondazione E. Zancan


Autori: Giuseppe Benvegnù-Pasini, Maria Bezze, Walter Nanni, Vittorio Nozza, Tiziano Vecchiato. Bologna, Il Mulino, 2011

Il RAPPORTO insiste, correttamente, non solo sui dati della povertà del 2011, aumentati rispetto agli anni precedenti, ma anche sul fatto, correlato ed egualmente importante, che la povertà significa deprivazione di diritti costituzionali e civili in generale.

La Costituzione riconosce l’uguaglianza, ma gli squilibri sono tali, che “resta da domandarci se e in che senso si possa parlare di uguaglianza sociale” (p. 21). 

Oltre che di differenze economiche, fatto grave ma evidente guardando alle cifre e alle statistiche che dimostrano quanto il gap tra ricchi e poveri si sia allargato, si tratta di “disagio e umiliazione” in cui versano le famiglie, da rinunce di minore entità come gli oggetti che differenziano lo status, per esempio il modello più o meno costoso di zainetto per i figli a scuola, a negazioni di portata ampia quali la necessità di non poter consentire, per ragioni economiche, l’accesso dei figli all’università.

Tra gli altri diritti negati c’è il diritto al lavoro, dichiarato nella Costituzione dall’articolo 4. Il numero di persone tra i 15 e i 64 anni con lavoro regolarmente retribuito è circa 22.900.000, pari al 56,9% degli italiani: “la percentuale è tra le più basse dell’Occidente” (p. 25). È aumentata la disoccupazione in tutte le categorie e soprattutto tra precari, giovani (sotto i 25 anni non gode di occupazione circa il 30%, ma nel Meridione il 50%) e immigrati.

L’incidenza di questo e degli altri utili dati forniti dal RAPPORTO è anche su altri diritti: il diritto alla salute; il diritto all’abitare; il diritto all’istruzione.

Vanno infine considerate anche le recrudescenze delle forme di vulnerabilità provocate dalla povertà. Tra queste, prendendo come esempio i giovani, le “migrazioni forzate”, la “difficoltà di aggregazione sociale”, la difficoltà di articolare “capacità di progettare il proprio futuro” (pp. 259-60), che pone la vita dei giovani, come osserva Mario Pollo, nell’àmbito di “un susseguirsi di presenti” (p. 262), privandoli delle speranze e della tensione verso il poi che dovrebbero invece caratterizzare questo gruppo di età.


[Roberto Bertoni]