29/04/12

Lindsay Myers, MAKING THE ITALIANS. POETICS AND POLITICS OF ITALIAN CHILDREN’S FANTASY



[Childhood as it was... (Monmartre, 2012). Foto Rb]


Lindsay Myers, MAKING THE ITALIANS. POETICS AND POLITICS OF ITALIAN CHILDREN’S FANTASY. Berna, Peter Lang, 2012

Il libro di Lindsay Myers ricostruisce con grande attenzione un genere della letteratura dell’infanzia in Italia: il “Fantasy”. Tuttavia proprio la definizione di questo genere come “Fantasy” mette sin dall’inizio a confronto con un problema in cui Myers stessa si imbatte: questo genere non ha in Italia un nome che lo classifichi. All’inglese “Fantasy” non corrisponde infatti alcun termine italiano che lo identifichi. Mentre in ambito anglosassone è subito chiaro che il “Fantasy” rimanda a un genere di narrazione in cui il lettore è trasportato in un mondo diverso da quello reale, in italiano il termine “fantasia” non indica un genere narrativo. Di qui potrebbe nascere e in effetti è nata un’idea sbagliata che si è diffusa tra i critici: la convinzione dell’assenza di questo genere nella letteratura italiana dell’infanzia.

In realtà, come dimostra ampiamente la studiosa, l’Italia ha fornito una grande quantità di romanzi per bambini che appartengono a tale genere, non soltanto PINOCCHIO, che sembrerebbe il classico per eccellenza del “Fantasy” della letteratura dell’infanzia italiana. Prima del burattino, delle sue trasgressioni e delle sue metamorfosi erano apparsi in Italia tra i libri per i ragazzi gatti parlanti, famiglie di topi e autobiografie di scimmie a dimostrare un bisogno di allontanarsi dalla trita realtà quotidiana e di penetrare in un’altra dimensione.

Una rigorosa esigenza classificatoria permette a Myers di fare ordine in un materiale apparentemente disomogeneo e disperso, individuando le caratteristiche principali del genere nei differenti momenti che caratterizzano la storia italiana dagli anni Settanta dell’Ottocento sino al 2010. Nell’indagare le forme, i contenuti, la struttura e gli scopi di questo particolare genere all’interno della letteratura per l’infanzia, l’autrice attraversa perciò più di un secolo, analizza vari testi e pone l’accento sui momenti fondamentali della vita politica e sociale dell’Italia.

La studiosa propone nove definizioni del genere suddividendolo in altrettanti sottogeneri cui corrispondono in successione cronologica nove differenti momenti storici: “The Microcosmic Fantasy” (1908-1915), “The Quest Fantasy” (1915-1918), “The Surreal Fantasy” (19189-1929), “The Superhero Fantasy” (1930-1939), “The Community Fantasy” (1940-1950), “The Pinocchiesque Fantasy” (1950-1980), “The Compensatory Fantasy” (1980-2010). Non traduco volutamente in italiano tali termini perché questa scelta implicherebbe ulteriori problemi di classificazione e collocazione; mi sembra infatti difficile tradurlo con “letteratura fantastica”, mancando l’elemento di esitazione che Tvetan Todorov negli anni Settanta del secolo scorso indicava come caratteristico del genere.

Per ogni epoca analizzata (il periodo post unitario, gli anni della Grande Guerra, il fascismo, l’Italia post bellica, l’Italia del boom economico fino agli anni Ottanta e dagli anni Ottanta ai primi dieci anni del nuovo Millennio) si individuano alcuni testi che permettono non solo di definire i sottogeneri e di distinguerli da altre coeve produzioni narrative sia per bambini che per adulti, ma soprattutto di guardare all’Italia da un’ angolatura particolare.

Come dice esplicitamente il titolo del saggio, una volta fatta l’Italia bisognava ora dedicarsi al compito che le battaglie per l’indipendenza avevano rimandato a un secondo tempo: fare gli italiani. Per gli autori della letteratura dell’infanzia si trattava soprattutto dei piccoli italiani. I tanti romanzi per bambini usciti in quegli anni con il loro intento anche educativo hanno contribuito ad attuare questo compito.

I romanzi di Ida Baccini, MEMORIE DI UN PULCINO, di Eva Cettermole Mancini (Contessa Lara) UNA FAMIGLIA DI TOPI e di Anna Vertua Gentile, STORIA DI UNA BAMBOLA, sono scelti da Myers come esemplificativi della “Memoir Fantasy”. I protagonisti sono spesso animali domestici o oggetti parlanti o bambole di porcellana che attraverso la loro biografia raccontano ai piccoli lettori come si possa passare dalla sventura alla felicità o viceversa, capitando tra le mani di padroni buoni o meno buoni. Con le loro buone maniere pulcini, topi e altri animali mostrano ai bambini l’importanza dell’educazione, dell’ubbidienza, dell’umiltà e addirittura dello stoicismo.

Se tali romanzi non mettono in discussione la gerarchia e la divisione di classe che sono presentati come fenomeni naturali, essi tuttavia sembrano non perdere mai di vista e farsi carico di un fenomeno sociale ampiamente diffuso in quel periodo che riguarda direttamente l’infanzia: l’abuso sui bambini. Significativamente nel ROMANZO DI UNA BAMBOLA, la Contessa Lara sembra adombrare la propria triste vicenda personale che si concluse tragicamente: fu infatti uccisa dal suo amante, il pittore Giuseppe Pierantoni.

Attraverso l’analisi dei motivi, degli intrecci e dei temi che caratterizzano tali romanzi, l’autrice riesce ad aprire uno spaccato sull’Italia di fine Ottocento con i problemi che la attraversavano: l’enorme analfabetismo che caratterizzava soprattutto la vita delle campagne, lo sfruttamento, la violenza che colpivano anche i bambini poveri delle città costretti spesso al vagabondaggio. Ma il fatto stesso che i protagonisti siano animali sembra anch’esso un prodotto dello spirito dei tempi; come ricorda Myers, quattro anni prima della pubblicazione del PULCINO della Baccini era nata l’ENPA, l’Ente nazionale per la protezione degli animali; nello stesso periodo, la legge Zanardelli aveva riconosciuto come punibile il maltrattamento degli animali.

Del periodo successivo, che vede la nascita dell’industria in Italia, la studiosa prende in esame altri tre romanzi: IL FRATELLO DI PINOCCHIO di Egisto Ghiselli, LE AVVENTURE DI CIUFFETTINO di Anrico Novelli (Yambo) e LE ORECCHIE DI MEO di Giovanni Bertinetti. I protagonisti della “Monello Fantasy” hanno un tratto fisico che li caratterizza rendendoli differenti dagli altri (Meo ha le orecchie d’asino, Ciuffettino un ciuffo e il fratello di Pinocchio un naso che cresce quando dice bugie); e rivelano un carattere più sovversivo che conservatore.

Diretto modello narrativo è il romanzo di Carlo Collodi, cui la Myers riserva pagine molto interessanti sottolineando l’importanza della traduzione collodiana delle fiabe francesi della corte del Re Sole che sicuramente contribuì alla nascita del burattino o a dar vita e a rendere indimenticabili alcuni particolari del romanzo, come per esempio quello della carrozza con cui Pinocchio viene trasportato a casa della Fata dai Capelli turchini. Essa pare generata dalla carrozza di Cenerentola in cui la fata madrina ha trasformato la zucca. Per inciso aggiungo qui che nella traduzione di Collodi la zucca della tradizione francese è diventata un umoristico citriolo.

Se la lezione che i tre autori sembrano riprendere da Carlo Collodi è la trasformazione individuale, la studiosa mostra anche come i cambiamenti politici e sociali verificatisi nel giro di pochi anni in Italia abbiano portato gli autori del genere “Monello Fantasy” a non cercare più sentimenti di pietà nei loro piccoli lettori, come capitava con i lettori della “Memoir Fantasy”. Essi paiono invece più interessati a sfidare i lettori e intrattenerli con “parodie sofisticate e giochi di parole”.

I testi che illustrano la “Microcosmic Fantasy” sono L’OMINO TURCHINO di Giuseppe Fanciulli, STORIA DI PIPINO di Giulio Gianelli e UN REPORTER NEL MONDO DEGLI UCCELLI di Paola Lombroso Carrara. Si tratta di romanzi che parlano di un mondo in miniatura che trovava nel CIONDOLINO di Luigi Bertelli (Vamba), uscito nel 1895, un precedente illustre, benché i loro microscopici protagonisti siano adulti e non bambini come Ciondolino. Il genere della “Microcosmic Fantasy” si focalizza più sulla dimensione collettiva che su quella individuale; attraverso le gesta dei suoi “eroi” protagonisti vengono proposti un miglioramento e un cambiamento del sistema sociale che i tre autori vedono rispettivamente nel nazionalismo, nel cattolicesimo e nel socialismo.

LA REGINA DEGLI USIGNOLI di Teresa Ubertis Gray (Térésah), L’AEROPLANO DI GIRANDOLINO di Arturo Rossato e CIUFFETTINO ALLA GUERRA di Enrico Novelli sono i tre romanzi scelti da Myers a rappresentare il sottogenere “Quest Fantasy” che si diffonde in Italia negli anni della Grande Guerra. Il contrasto con i testi del genere precedente pare evidente: l’uso di concetti astratti, dell’allegoria per parlare della guerra in atto mostra un interesse verso il mondo del fiabesco e della magia più che verso l’impegno sociale. Significativa è per Myers, che lo considera un vero e proprio colpo di genio, la figura del professor Schizzi, lo scienziato pazzo di CIUFFETTINO ALLA GUERRA, per molti tratti simile alle contemporanee raffigurazioni futuriste, soprattutto nella scena in cui danza sino a morirne.

La scelta della descrizione della guerra in termini non realistici da parte di questi autori dipenderebbe, a parere della studiosa, dall’età dei bambini a cui si rivolgevano, che erano molto più piccoli rispetto agli adolescenti cui era dedicata la coeva letteratura realistica sulla guerra.

Tra il 1919 e il 1929 viene collocata la “Surreal Fantasy” con i tre romanzi VIPERETTA, LA SCACCHIERA DAVANTI ALLO SPECCHIO e SUA ALTEZZA! di Antonio Rubino, Massimo Bontempelli e Annie Vivanti.

Per il periodo successivo, che vede il domino assoluto del regime fascista la studiosa fa riferimento a altri tre romanzi che sarebbero rappresentativi del sottogenere della “Fantasy del super-eroe”: I PUGNI DI MEO di Giovanni Brunetti, PICCHIO CAMPIONE DEL MONDO di Bruno Roghi e I BIRICHINI DEL CIELO di Salvator Gotta. L’interesse centrale per lo sport, della forza fisica e dell’agonismo esaltati dal fascismo sono fatti propri dagli scrittori di questo sottogenere che attraverserebbe gli anni Trenta del Novecento in Italia.

“The Community Fantasy” occupa solo 5 anni dal 1945 al 1950 e vede tre romanzi rappresentativi: LA FAMOSA INVASIONE DEGLI ORSI, LA REPUBBLICA PINGUINA e le AVVENTURE DI CIPOLLINO di Dino Buzzati, Carmen Gentile e Gianni Rodari. Si narra di città o organizzazioni sociali che si oppongono nettamente alla gerarchia classista del fascismo.

Gli ultimi due sottogeneri individuati e analizzati abbracciano due lunghi periodi. Dal 1950 al 1980 il primo, che è definito “Pinocchioesque Fantasy” ed è rappresentato dai romanzi GELSOMINO NEL PAESE DEI BUGIARDI di Gianni Rodari, le AVVENTURE DI CHIODINO di Gabriella Parca, ATOMINO di Marcello Argilli e Le AVVENTURE DI BARZAMINO di Daniele Pinchirole (Franco Bedulli). Con le loro ibridazioni, frammentazioni e indeterminatezza i tre romanzi mostrerebbero il loro debito nei confronti del postmoderno.

Il secondo comprende invece gli anni tra il 1980 e il 2010. L’Italia subisce in questo trentennio forti trasformazioni con il fenomeno dell’immigrazione dall’Asia e dall’Africa che provoca un profondo cambiamento demografico; e con l’avvento dell’impero mediatico di Berlusconi il sopravvento del suo schieramento politico nella politica italiana che combina insieme controllo mediatico e potere politico.

In questo periodo viene collocato dalla studiosa il sottogenere definito “The Compensatory Fantasy”, di cui si analizzano IO NANO di Donatella Ziliotto, IL CERCHIO MAGICO di Susanna Tamaro e L’ISOLA DEL TEMPO PERSO di Silvana Gandolfi.

Negli ultimi anni la letteratura dell’infanzia in Italia è segnata da una straordinaria maturazione e al suo interno la “Compensatory Fantasy” con la sua percezione extratemporale, il tempo non lineare, i mondi paralleli, dimostra di essere al centro della trasformazione globale cui anche l’Italia partecipa. Tale sottogenere, come dice il termine che lo definisce, sembra assumere un forte valore compensativo di tipo spirituale e anticonsumistico nei confronti delle degenerazioni che la vita politica, sociale e culturale subiscono nell’Italia di questi anni.

Mi sono dilungata a presentare le diverse classificazioni proposte dall’autrice perché contribuiscono a mio parere a ricostruire un genere della letteratura dell’infanzia italiana che non è stato oggetto di attenti studi. Mi pare anche molto interessante il tentativo di accompagnare la classificazione dei generi e l’analisi delle strutture compositive con uno sguardo che tiene sempre di vista anche condizioni sociali e momento storico.

Questa attenzione storica, a mio parere, accanto all'ampio respiro dell’opera, permette che il libro conservi una sua indubbia originalità nonostante l’evidente schema compositivo adottato per cui di ogni periodo, a parte il penultimo, si analizzano sempre tre testi. L’arbitrarietà di questa scelta è compensata dalla vastità degli spunti interpretativi e della quantità dei materiali presi in esame. Tuttavia, come fa la studiosa stessa a conclusione del suo lavoro, non si può non notare come tale approccio critico mostri contraddittoriamente dei limiti proprio nella scelta del rigore classificatorio che, per circoscrivere la tassonomia di un genere, rischia di appiattire sullo stesso piano autori e testi con valore creativo e letterario ben diversi. Proprio per la ricchezza del saggio, dispiace che degli autori non si siano fornite le informazioni biografiche che li avrebbero collocati in un contesto non solo storico ma anche geografico che appare indispensabile per capire l’identità dell’Italia, il suo passato e il suo futuro.

[Rossana Dedola]