[Unintentional mandalas (Seoul 2011). Foto Rb]
Károly
Kerényi, KORE; e Carl Gustav Jung, PSICOLOGIA DELLA FIGURA DI “KORE”, in prolegomeni allo studio scientifico della
mitologia (1942), Torino, Bollati Boringhieri, 1972 (2003), pp. 149-220
e 221-48
Kerényi esamina
il mito di Kore nelle sue molteplici simbologie e mette in rilievo
l’“equilibrio dei contrasti” (p. 156) che caratterizza le divinità del mondo
ellenico. Kore è un modello di tale problematica per l’appartenenza tanto alla
sfera del Tartaro quanto a quella della superficie terrestre (sei mesi
destinata agli Inferi e metà dell’anno concessa alla madre Demetra), come pure
all’inverno e alla primavera, più drammaticamente a Thánatos e a Bíos.
C’è una
commistione di varie “fanciulle divine” (p. 159): Athena (definita anche
Parthénos), Artemis (anch’essa designata come Parthénos oltre che Kore) e
Persefone (la metà infera di Kore propriamente detta). Ciascuna delle tre
giovinette ha un proprio àmbito, nondimeno tutte e tre appartengono alla simbologia
dell’oltreterra. Di per sé, Persefone “risale all’idea greca della
non-esistenza” (p. 177).
Rispetto a questo
rapporto con l’aldilà e l’oltrevita, partendo dall’Inno omerico a Demeter, Kerényi
rileva, accanto alla madre Demetra e alla figlia (nella dimensione infera)
Persefone, l’importanza di Hekate (in una delle varianti del mito è Demetra a
recarsi agli Inferi per reclamare la figlia, mentre in un’altra versione è la
testimone del ratto, Hekate, che intraprende il viaggio). La spiegazione di tale
congiunzione è che “i greci hanno dato il nome di Hekate a una dea che riuniva
nella sua figura rapporti con la Luna, carattere demetrico e tratti della Kore”
(p. 165). Più in profondo, “l’idea-bocciolo della connessione di tre aspetti
del mondo – uno da fanciulla, uno materno e uno lunare – sta sullo sfondo della
trinità di dee dell’Inno omerico” (p. 166).
Tirando le fila
del legame tra Hekate, Demeter e Persefone, Kerényi ipotizza una coincidenza
originaria tra Kore e Demeter prima della loro separazione e differenziazione:
un’unità forse derivante dal fatto che “il mondo della fecondità e della morte
è qui in connessione con gli aspetti del mondo dominati dalla luna” (p. 189).
Nella parte
conclusiva del saggio vengono individuate somiglianze con un mito indonesiano e
si analizza la figura di Kore nei riti eleusini.
L’interpretazione
junghiana, ricollegandosi all’indagine di Kerényi, sbocca nel trovare, nella
“figura di Demeter e Kore, nel suo triplice aspetto di fanciulla, madre ed
Hekate [...], la sua corrispondenza psicologica in quei tipi che io ho definiti
da una parte come ‘Sé’ o ‘personalità sopraordinata’, d’altra parte come ‘Anima’” (p. 223). Anima, ovvero la parte femminile nelle sue manifestazioni
contraddittorie e compresenti, nel caso degli uomini. Al contrario, “la figura
corrispondente alla Kore è, nel caso di donne, una figura doppia, e
precisamente una madre e una fanciulla”, in tal senso espressione femminile del Sé, ovvero la sfera dell’integrità complessa delle componenti della psiche.
Ulteriormente, Jung assegna, come simboli archetipici del Sé, figurazioni
teriomorfe quali drago, serpente, elefante, leone, orso, ragno, gambero, verme;
e fiori, più specificamente il loto e la rosa; infine tracciati geometrici: cerchio,
sfera, quadrato.
[Roberto Bertoni]