17/05/12

Carl Gustav Jung e Károly Kerényi, KORE



[Unintentional mandalas (Seoul 2011). Foto Rb]

Károly Kerényi, KORE; e Carl Gustav Jung, PSICOLOGIA DELLA FIGURA DI “KORE”, in prolegomeni allo studio scientifico della mitologia (1942), Torino, Bollati Boringhieri, 1972 (2003), pp. 149-220 e 221-48

Kerényi esamina il mito di Kore nelle sue molteplici simbologie e mette in rilievo l’“equilibrio dei contrasti” (p. 156) che caratterizza le divinità del mondo ellenico. Kore è un modello di tale problematica per l’appartenenza tanto alla sfera del Tartaro quanto a quella della superficie terrestre (sei mesi destinata agli Inferi e metà dell’anno concessa alla madre Demetra), come pure all’inverno e alla primavera, più drammaticamente a Thánatos e a Bíos.

C’è una commistione di varie “fanciulle divine” (p. 159): Athena (definita anche Parthénos), Artemis (anch’essa designata come Parthénos oltre che Kore) e Persefone (la metà infera di Kore propriamente detta). Ciascuna delle tre giovinette ha un proprio àmbito, nondimeno tutte e tre appartengono alla simbologia dell’oltreterra. Di per sé, Persefone “risale all’idea greca della non-esistenza” (p. 177).

Rispetto a questo rapporto con l’aldilà e l’oltrevita, partendo dall’Inno omerico a Demeter, Kerényi rileva, accanto alla madre Demetra e alla figlia (nella dimensione infera) Persefone, l’importanza di Hekate (in una delle varianti del mito è Demetra a recarsi agli Inferi per reclamare la figlia, mentre in un’altra versione è la testimone del ratto, Hekate, che intraprende il viaggio). La spiegazione di tale congiunzione è che “i greci hanno dato il nome di Hekate a una dea che riuniva nella sua figura rapporti con la Luna, carattere demetrico e tratti della Kore” (p. 165). Più in profondo, “l’idea-bocciolo della connessione di tre aspetti del mondo – uno da fanciulla, uno materno e uno lunare – sta sullo sfondo della trinità di dee dell’Inno omerico” (p. 166).

Tirando le fila del legame tra Hekate, Demeter e Persefone, Kerényi ipotizza una coincidenza originaria tra Kore e Demeter prima della loro separazione e differenziazione: un’unità forse derivante dal fatto che “il mondo della fecondità e della morte è qui in connessione con gli aspetti del mondo dominati dalla luna” (p. 189).

Nella parte conclusiva del saggio vengono individuate somiglianze con un mito indonesiano e si analizza la figura di Kore nei riti eleusini.

L’interpretazione junghiana, ricollegandosi all’indagine di Kerényi, sbocca nel trovare, nella “figura di Demeter e Kore, nel suo triplice aspetto di fanciulla, madre ed Hekate [...], la sua corrispondenza psicologica in quei tipi che io ho definiti da una parte come ‘’ o ‘personalità sopraordinata’, d’altra parte come ‘Anima’” (p. 223). Anima, ovvero la parte femminile nelle sue manifestazioni contraddittorie e compresenti, nel caso degli uomini. Al contrario, “la figura corrispondente alla Kore è, nel caso di donne, una figura doppia, e precisamente una madre e una fanciulla”, in tal senso espressione femminile del , ovvero la sfera dell’integrità complessa delle componenti della psiche. Ulteriormente, Jung assegna, come simboli archetipici del , figurazioni teriomorfe quali drago, serpente, elefante, leone, orso, ragno, gambero, verme; e fiori, più specificamente il loto e la rosa; infine tracciati geometrici: cerchio, sfera, quadrato.

[Roberto Bertoni]