23/03/12

Michel Hazanavicius, THE ARTIST

Francia, 2011. Con Bérénice Bejo, James Cromwell, Jean Dujardin, John Goodman, Penelope Ann Miller

Strano come di certi film si riesce a dire che ci sono piaciuti, poi non si è capaci di articolare un discorso più complesso.

Così per THE ARTIST, una pellicola di cui conoscevamo aspetti del paratesto (i premi che ha vinto, la citazione frequente in conversazioni e recensioni), ma che abbiamo visto solo qualche giorno fa in una sala finalmente poco affollata degli Champs-Élysées.

La nostalgia del periodo storico, il 1929 e gli anni successivi, è in sé significativa in quanto coincide anche con la crisi economica di sistema (il crollo di Wall street) in parallelo allegorizzante con quella attuale. Sul piano narrativo, la recessione ha un effetto di caduta anche finanziaria del protagonista.

Quegli anni furono anche quelli del passaggio al cinema sonoro con prodotti non più sperimentali, bensì di ampia diffusione (data ufficiale probabilmente il 1927 con THE JAZZ SINGER di Alan Crosland).

THE ARTIST riferisce proprio di questo passaggio, tramite la rappresentazione della fortuna variabile di un attore di grido del muto, che soffre dell'arrivo del sonoro, ma viene infine riscattato da un'attrice della nuova leva che lo ammira, lo ama e lo accudisce restituendolo dalla depressione al lavoro attivo degli studio di nuovo tipo.

Siamo dunque nel revival delle origini del mezzo cinematografico e in fase di nostalgia per un'archeologia del moderno di recente impostazione.

Il film si svolge con riferimenti intelligenti e non supponenti ai metalinguaggi: soprattutto notevole ci è sembrato l'uso delle parole in un incubo del protagonista del muto in questo film anch'esso muto oltre che in bianco e nero; e il ritorno graduale dei rumori nelle scene conclusive. Numerosi inoltre i riferimenti autoriflessivi a pellicole dell'epoca e no.

Se il lieto fine rincuora, la drammaticità dei momenti neri è dipinta con toni semironicamente foschi e caricati in eccesso come nel melodramma.

Suggeriti come positivi sono l'umanità, il buon cuore, la solidarietà, valori con cui sarebbe difficile non concordare.

Insomma, un bel film. Ma perché, esattamente?


[Roberto Bertoni]