11/03/12

Laura Accerboni, ATTORNO A CIÒ CHE NON È STATO

Venezia, edizioni del Leone, 2010


NOTA

Di Laura Accerboni ci sono diverse poesie su “Carte allineate”. Riceviamo dunque con piacere questa raccolta, che conferma alcune caratteristiche determinanti: la capacità di parlare del quotidiano come sede delle emozioni positive e della pena con tono netto e un linguaggio che evita termini drammaticamente sovraccarichi e dispiega un lessico semplice e al contempo non banale, conferendo l’impressione di una riflessione compiuta sull’esperienza del vivere e di verità scoperte e rivelate con nettezza.

“Sto / come sospeso / sul normale” (p. 20): così si direbbe linguisticamente, ma in modo più profondo sul versante interiore, in cui psicoanalisi, memoria, ordine e caos si coagulano con leggerezza inquietante vista l’intuizione di quanto queste scene suggeriscono in termini di narrazione del vissuto, riflettendo l’essere di tutti noi. Così, per esempio, nei testi sotto citati per intero.

Il corpo e il suo contrario, con connotazioni di genere, caratterizza infine alcune delle poesie del volume.

[Rb]


TESTI

1.

Se quest’angolo scuro
perdesse memoria di sé
se questo volto assediato
rinunciasse
al primo dei suoi nomi
se questo piano familiare
di difesa
trovasse in casa
l’ordine
dell’esplosione
allora avrei forse da dire:
“imputato si alzi”
e sarei già in piedi.


2.

Senza treni
ad aspettarmi
mi dico
che questa gente
è solo riflesso
dell’orario stabilito.
Sarà perché non ho nulla
di cui lamentarmi,
nulla,
neanche di questo vuoto
che a fatica
si ingoia
e mi rigetta
intera e senza aspetto.


3.

È una vita
che il mattino
si sorprende
di prenderci
sempre
di spalle.

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Le nostre stanze
abitarono silenziose
in noi
illudendoci nel sonno.
Così partorimmo
recinti e trappole
per rinchiudere in loro
il risveglio.