09/01/12

Pearl S. Buck, LA BUONA TERRA e FIGLI

Pearl Sydenstricker Buck, LA BUONA TERRA (THE GOOD EARTH, 1931), Milano, Mondadori, 1935 e FIGLI (SONS, 1933), Milano, Mondadori, 1942. Traduzioni dall'inglese in italiano di Andrea Damiano.

Spiega Anchee Min, autrice di PEARL OF CHINA, un romanzo basato sulla vita di Pearl S. Buck [1], che da una considerazione negativa nei suoi confronti si è passati in Cina a vederla in modo positivo [2]. Non sappiamo quanle sia la sua popolarità in Europa. A giudicare dalle librerie che frequentiamo, italiane e irlandesi, i suoi volumi non sono facilmente reperibili sugli scaffali, ma ne abbiamo trovati diversi tra banchi di libri usati a Roma.

LA BUONA TERRA è l’epopea di Wang Lu, un contadino povero che sposa O-Lan, schiava in una ricca famiglia, emancipandola, e diviene poco per volta, per la perseveranza con cui lavora, il risparmio, l’attaccamento alla terra, l’oculatezza nelle scelte, proprietario di appezzamenti senza peraltro disintegrare una base di integrità personale, pur se convertitosi a abiti da ricco col prendere presso di sé una concubina, Loto, quindi una giovane servitrice, Fior di Pero, che si innamora di lui anziano e lo accudisce fino alla morte. Lo sfondo sociale è reso con partecipazione, dettagli descrittivi, spazio antropologico ampio e accurato di usanze e modi di vita, elementi tutti facilitati dal fatto che l’autrice trascorse parte della vita, fino agli anni universitari, in Cina (il padre erea un missionario), anzi il cinese fu la prima lingua che apprese.

FIGLI è la continuazione, un romanzo piuttosto avventuroso in cui si delineano le storie dei tre figli di Wang Lu, che si spartiscono la terra. Il più anziano è dedito al lusso; il mediano, il “Mercante”, è oculato e teso a conservare i beni di famiglia; il più giovane, denominato la “Tigre”, è il vero protagonista di questo volume: diviene un Signore della Guerra nella Cina dilaniata e accumula potere, rispetto e fortuna. Suo figlio alla fine del romanzo lascerà la casa paterna per ricomparire in uniforme maoista, rappresentando il futuro. Anche in questo volume della saga la descrizione di rituali, vita quotidiana, rapporti interfamiliari e lo sfondo del popolo sono restituiti con fedeltà, sebbene la dimensione sia quella millenaria del mondo arcaico, senza riferimenti a date, malgrado gli eventi, però, facciano capire il periodo storico, infine la storia irrompe appunto con la forza della rivoluzione che scuoterà l’intero paese di lì a poco.

Abbiamo riletto con una certa passione questi libri che ci sono parsi capaci di evocare il mondo contadino e i conflitti tra ceti sociali, oltre che la vita imbevuta di tradizione, della Cina dei primi decenni del Novecento [3].

NOTE

[1] A. Min, PEARL OF CHINA, Londra, Bloomsbury, 2010.

[2] "Denounced under Mao [...], now Pearl is a designated as a 'friend of China'" ("Bookstore People", 28-6-2010.

[3] In ( CONTEMPORARY LITERARY CRITICISM, si legge: “Most reviewers note Buck's underlying impulse to teach her readers and show them the universality of mankind. Fanny Butcher said, ‘Pearl Buck is obviously a woman of uncommon good will, a believer in man's inherent potentialities for understanding and loving his fellow men even when his actions belie those possibilities’. Many reviewers credit Buck with using a light hand and humor -a trait that saves her work from a preachy tone. Margaret Parton said that ‘she is far removed from a severe schoolmarm. An old hand at this sort of thing, she knows well how to combine instruction with entertainment…’ However, many of Buck's critics feel her art suffers because of her focus on her message. Some have even accused the author of didacticism. [...] Earl W. Foell complained that ‘the characters for the most part remain wooden, or at best become symbols’. Critics credit Buck most for her splendid depictions that make the East familiar and accessible to Western readers.

[Roberto Bertoni]