11/05/10

Yoon Suk Ho, GYEUL YEAONGA (WINTER SONATA)


["That reflection on glass made me think of memories from the past". Foto di Marzia Poerio]


Yoon Suk Ho, GYEUL YEAONGA (WINTER SONATA. Sceneggiato televisivo in 20 episodi. Corea 2002. Autrice: Oh Su Yeon. Sceneggiatura: Kim Yun Hee e Yun Eun Kyung. Con Bae Yong Joon, Choi Ji Woo, Jung Dong Hwan, Kim Hae Sook, Lee Hye Eun, Lee Hyo Chun, Park Sol Mi, Park Yong Ha, Ryu Seung Soo


Yu Jin frequenta una scuola superiore di Chuncheon, ha perso il padre giovanissima, vive con la madre che vende al mercato e ha un amico del cuore, Sang Hyuk, segretamente innamorato di lei che invece si innamora di un nuovo arrivato, Joon Sang, un ragazzo di classe alto borghese e ombroso, che poco per volta si scopre essere venuto a Chuncheon dagli Stati Uniti, dove era stato educato dalla madre, una nota pianista coreana, per scoprire chi era suo padre. Una foto incompleta sembrerebbe dapprima indicare, nella persona di colui che ha abbandonato in gioventù sua madre, il padre di Joon Sang, così la storia d'amore, che già cominciava a mutarlo anche di carattere, sarebbe divenuta impossibile per motivi di consanguineità. Proprio mentre, per chiarire la situazione, corre da Yu Jin ignara della paternità del ragazzo, Joon Sang perde la vita, almeno così pare, in un incidente stradale.

La scena si sposta dieci anni dopo a Seùl, dove i compagni di scuola di una volta si sono trasferiti per lavoro. Yu Jin è una stilista di interni. Uno dei contratti stipulati dalla sua impresa per la ristrutturazione di un centro sciistico la mette in contatto con un giovane, Lee Min, che somiglia in modo impressionante a Joon San, ma ha una personalità diversa, più solare. Il turbamento della ragazza è, come prevedibile, totale: le sembra di rivedere il fidanzatino del liceo, che era stato il suo primo amore e che non aveva mai dimenticato, rassegnandosi soltanto, col passare del tempo, alla perdita e fidanzandosi con Sang Hyuk per la tenacia e la dedizione senza riserve che questi mostra nei confronti di lei. Lee Min, oltretutto, è in coppia con una rivale un po' velenosa che si era ai tempi della scuola già invaghita di Joon San: una specie di corrispettivo in negativo del fidanzato ufficiale della protagonista, anche se nessuno, in questo sceneggiato sentimentale ma intelligente, è completamente malvagio, anzi questa giovane sembra piuttosto preda delle passioni di invidia e possessività; ed è per questo che intriga e mente: non, si direbbe, per cattiveria congenita; anzi, come tutti i personaggi, soffre delle situazioni che si determinano con la stereotipizzazione dello sceneggiato postmoderno e la ripetitività inviolabile della tragedia classica e del mito. Proprio questa combinazione improbabile è quanto caratterizza il testo. Non è possibile pensare che gli archetipi non riemergano anche sotto la patina delle operazioni commerciali.

Proseguiamo, comunque, con l’intreccio. Poco per volta, non senza vari elementi di suspense, la storia vera dell'identità di Lee Min si chiarisce. Era proprio Joon San, non un suo sosia, ma non lo sapeva perché la madre, ai tempi dell'incidente, quando si era miracolosamente risvegliato da un coma di due mesi dopo essere stato dichiarato già deceduto (da cui l'equivoco del crederlo morto da parte di tutti), invece di riconsegnarlo al mondo, l’aveva fatto ipnotizzare con un intervento che gli aveva tolto la memoria, e questo per salvarlo dalla scoperta della verità sul padre come pure per proprio egoismo, perché dimenticasse le sue origini e la amasse, come infatti avviene. Figlio esemplare sotto le spoglie di Lee Min, riscopre che suo padre era il padre di Yu Jin, che aveva lasciato sua madre prima di sposarsi con la madre della ragazza. La storia tra i due giovani deve dunque di nuovo interrompersi; questa volta, in più, è consapevole del fatto anche la ragazza.

Colpo di scena e ulteriore inversione della situazione, come accade con una certa frequenza in questo sceneggiato. Poco dopo Joon San, sebbene abbia appurato che suo padre non era il padre di Yu Jin, bensì quello di Sang Hyuk, sviluppa una malattia cerebrale, susseguente a un ulteriore incidente stradale in cui ha salvato la vita all'amata, che potrà essere curata da un'operazione difficoltosa ma a scapito della vista. Soffrendo in silenzio, Joon San torna negli U.S.A. e lascia irrisolta la questione dell'identità del padre per non obbligare Yu Jin a seguirlo e a diventare la compagna di un non vedente. Una crisi di coscienza di Sang Hyuk, tuttavia, si risolve in una confessione a Yu Jin, alla quale, il giorno stesso che sta per partire per la Francia per studiare in un corso di Masters, regala una carta d'imbarco per gli Stati Uniti dopo averle rivelato come stanno le cose, cioè che lei e il rivale di lui non sono fratelli. Tuttavia Yu Jin, rispettando la volontà di Joon San di non seguirlo, va a Parigi.

Tutto termina in un nulla di assenze? No. Tre anni dopo, tornata in Corea, Yu Jin nota su una rivista la realizzazione pratica di una casa da lei progettata e della quale non aveva parlato a nessuno se non a Joon San. Va a vedere questa casa di persona. Chi c'è dentro? Proprio lui: Joon San, cieco. Si abbracciano. Finisce così questa saga commovente che lascia uno spiraglio verso un futuro consolato dalla solidarietà della coppia. (Così almeno per questi due personaggi, non per Sang Yuk, eterno amante non ricambiato che resta ancora una volta deluso).

La tecnica è in gran parte quella del ritardo degli eventi, tramite le rivalità amorose, l'incidente, l'ipnosi, e così via.

Storia di grandi emozioni, eppure tenuta su un livello di leggerezza in buona parte tramite la vitalità da adolescente dell'attrice protagonista, in seguito dal gruppo amicale che in qualche modo consente momenti di spensieratezza durante la visione delle puntate anche meno ricche di eventi.

Avvenimenti, comunque, ce ne sono a ogni svolta del racconto, praticamente in tutte le puntate. Se i personaggi talora si fissano nella loro iconicità (lei depressa sin dai funerali del ragazzo che ha perduto; lui scanzonato nella seconda vita), recuperano poi una maggiore naturalezza alle svolte successive della narrazione.

Ci sono ricordi che si impietriscono e ricorrono, come in effetti accade nella vita reale: piccoli episodi che salgono dal terreno della quotidianità a quello del simbolo, come i tentativi di Yu Jin di camminare in equilibrio sulle staccionate, o la neve soffiata da una macchina sul campo da sci che fa da sfondo a pianti e ricordi.

L'emotività dei protagonisti è trattenuta fino a quando infine non esplode per essere stata troppo a lungo repressa. Ciò pure costituisce un motivo di interesse e si pone al confine tra realismo e teatralità.

Strano come, da un lato, ci siano segreti di famiglia dolorosi e complessi, come quello della madre di Joon San che, pur innamorata del padre di Yu Jin prima del matrimonio di costui, ha però avuto un figlio dal padre di Sang Hyuk, docente universitario la cui vita viene sconvolta, come quella della sua famiglia, dalla rivelazione della verità riguardo il passato. Il professore non aveva mai saputo di avere avuto un figlio in più. Dall’altro lato i comportamenti dei giovani sono piuttosto castigati e improntati a una morale tradizionalista: vivono, certuni, fuori della famiglia, ma a ventotto anni passano notti insieme alle persone che amano senza sfiorarsi; tutt'al più, di rado, si baciano in modo sfuggente.

L'amore è certo il sentimento dominante. Lo accompagnano il destino che allontana gli innamorati, gli equivoci che si frappongono all'anagnórisis, la sfortuna e la sofferenza che solo in parte e per alcuni possono in conclusione trasformarsi in fatto gioioso, anche se non totalmente dato che uno dei personaggi chiave perde la vista.

La disgrazia fisica, la perdita del padre e il confine dell'incesto avranno senz'altro goduto di successo se un altro sceneggiato, MIANHADA, SARANGHANDA, del 2004 [1], riprende proprio questi temi, presentandosi, pur con notevoli diversità, come una variante di GYEUL YEAONGA.


NOTE

[1] Recensito su "Carte allineate" il 13-3-2010.


[Renato Persòli]