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A cura di / Ed. Roberto Bertoni.
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ISSN 2009-7123
11/04/10
Lin Feng, Zhao Jian, Huang Kemin, PALADINS IN TROUBLED TIMES
[Red Lanterns in Soho. Foto di Marzia Poerio]
Lin Feng, Zhao Jian, Huang Kemin, PALADINS IN TROUBLED TIMES. Sceneggiato televisivo cinese. 2008. Tratto con modifiche dal romanzo DATANG YOUXIA ZHUAN di Liang Yusheng (scritto tra il 1963 e il 1964). Con Victor Huang, Lu Chen, Liu Tianyue, Shen Xiaohai, He Zhuoyan
Ambientato nel periodo del regno dell'imperatore Xuanzong della dinastia Tang (685-762), e sullo sfondo della ribellione del principe An Lishang che instaurò per alcuni anni un impero Yan in conflitto con quello Tang, la storia di DATANG YOUXIA ZHUAN racconta le imprese di alcuni cavalieri erranti, o esperti di arti marziali, rientrando così nel genere Wuxià.
Gli avvenimenti storici provocano la rappresentazione di movimenti di truppe dinamici, battaglie e assedi, la ricostruzione di costumi e interni ben eseguiti, lo scalpitio dei cavalli e il clamore delle spade e delle lance, una concretezza del movimento e dell'azione, i percorsi attraverso palazzi signorili, locande di città e di campagna, attendamenti.
In parte i comportamenti dei personaggi sono realistici; ma in larga misura si frammischiano il magico e il reale. Medicine alchemiche e portentose salvano dal confine tra la vita e la morte. Veleni letali addormentano per sempre. I cavalieri protagonisti volano più che saltare e combattono secondo codici d'onore ideali, che preferiscono il rischio della vita all'infrazione delle regole dell'etica e della giustizia, proteggono l'ordine contro il caos e i deboli contro i forti. In parte, infine, certi elementi della recitazione sono fissati nei gesti attendibili di personaggi intenti a essere ciò che il copione detta: il malvagio come An Lishang, il pusillanime come il figlio che lo uccide.
Come proprio dell'epica, a una storia principale si affiancano altre linee narrative parallele e intrecciate con quella fondamentale. Così abbiamo Tie Mule e i suoi parenti e amici che si mettono al servizio di Xuanzong, compiendo varie imprese, mentre i loro destini personali vengono dipanati tramite una serie di equivoci, chiarimenti e difficoltà. La signorina Wang, che sembrava una nemica, è in realtà dalla parte dei giusti. I promessi dalla nascita si ritrovano. Gli amori sorgono anche tra campi avversi. La famiglia mantiene un ruolo determinante. I patti si siglano con brindisi copiosi. L'abnegazione ha i suoi premi nel ricordo da parte degli eredi dei loro antenati. La commozione si alterna alla commedia.
In THE SEVEN BASIC PLOTS, fornendo una lettura junghiana della narrativa di vari periodi storici e paesi, Christopher Booker rileva tra l'altro che "in order to reach a full happy ending, the story must culminate in an act of liberation from the dark power which produces a final image of integration with life" [1].
Le forze del male esistono in questa narrazione epica cinese, impersonate da vari personaggi, tra i quali troneggia Yang Mulao.
Yang Mulao, per opera di An Lishang, ha perso da giovane il figlio Tie Mule, credendolo inizialmene deceduto; ha trascorso un periodo da servo e cavia di un alchimista di cui finalmente si libera, vivendo altri anni in solitudine e apprendendo poteri quasi invincibili nelle arti marziali e nell'uso dell'energia interiore e cosmica. Yang Mulao è spinto dalla vendetta e dalla sete di potere invece che dalla rettitudine e dal disinteresse; si trasforma così in una figura dell'Ombra, anche iconicamente, viso coperto da un cappuccio e guanti neri (recente riapparizione di questo archetipo è il Vader di STAR WARS; oppure a sua volta il Jedi deviato del film statunitense, nell'intertestualità mediatica globalizzata, ha rinfluenzato l'eroe negativo di origine taoista nella versione televisiva cinese?).
Yang Mulao ha fallito nell'integrazione cui accenna Booker; e usa i suoi immensi poteri per vincere contro la luce. Animato, dall' "ultimately self-destructive power of egocentricity" [2] che Booker rileva in altri modelli narrativi, ma che si adattano allo sceneggiato cinese secondo un'interpretazione valida tanto rispetto a categorie di origine junghiana quanto a princìpi di origine confuciana, il personaggio in questione si volge proprio contro coloro "who represent the very values of the Self which he should be realizing in himself" [3]. Ha infatti tradito la missione di "paladino" che aveva all'inizio col nome di Tie Kunlun; e sotto l'identità di Yang Mulao, non riconoscibile dai più, non esita a disfarsi di coloro che si frappongono al suo progetto di conquista del potere, tra cui parenti ed ex amici.
In una delle numerose anagnórisis di DATANG YOUXIA ZHUAN, presentandosi dapprima sotto le false spoglie del vecchio saggio mascherato da folle solitario, sotto il nome di Huangfu Song, un doppio coesistente con l'Ombra impersonata dall'identità denominata Yang Mulao, cerca di insegnare le proprie arti al figlio Tie Mule, che ha ritrovato vivo senza disvelarsi in quanto padre almeno in un primo momento. Finalmente gli si rivela, tuttavia non riesce a convincerlo della propria verità negativa. Tie Mule rappresenta il polo positivo: non subisce le lusinghe dell'Ombra e intraprende un processo di maturazione e riequilibrio che lo fa evolvere dal ragazzo impulsivo che era all'inizio nell'eroe maturo che ha raggiunto il bilanciamento delle varie parti del Sé junghiano.
Nessuno dei due, tuttavia, riesce a uccidere l'altro, non solo perché sono padre e figlio, ma anche perché, nella configurazione archetipica sottostante, sono due facce della stessa medaglia, devono convivere ostilmente finché non troveranno un equilibrio. Sarà un atto di altruismo e dedizione del padre a salvare infine Tie Mule dalla morte. Ucciso da emissari del campo nemico, Tie Mule viene riscattato alla vita da un trasferimento di energia di Yang Mulao, il quale ultimo in tal modo perde i poteri, invecchia e s'indebolisce, infine morirà. L'altruismo riesce a superare le pulsioni negative.
Frattanto, sul terreno ideologico, l'amore paterno ha compiuto un passo che conduce oltre il clangore delle battaglie: Yang Mulao perde la guerra terrena, ma ripara in parte ai torti commessi e viene consegnato alla memoria dei posteri col nome ritrovato, sulla lapide cimiteriale, di Tie Kunlun.
L'amore e il sentimento svolgono un parte importante in questo ipertesto visivo.
Si veda l'esempio di Tie Mule, di cui sono innamorate la promessa sposa, Zhifeng, e la signorina Wang, la quale ultima nel corso delle puntate ritrova la sua vera identità; e quando ciò avviene potrebbe aspirare anche lei alla mano di Tie Mule.
I rapporti tra le due giovani si svolgono con mirabile equanimità (in termini junghiani sarebbero elementi interdipendenti dell'Anima) e con rispetto reciproco.
Entrambe esperte di arti marziali, rappresentano su altri piani due tipi di femminilità diversi: più remissiva e tradizionale in faccende di famiglia la prima; e più ironica e indipendente la seconda.
Si sostengono a vicenda secondo un codice di comportamento cavalleresco, respingendo il sentimento della gelosia in quanto indegno di cuori nobili. Zhifeng alla fine si sacrifica per salvare la vita di Wang, testando un antidoto che la uccide e indicando così l'antidoto giusto da somministrare alla rivale in amore.
Questi non sono che esempi parziali delle trasformazioni, complessità psicologiche, cambiamenti di scenario e allegorie di PALADINS IN TROUBLED TIMES, che abbiamo guardato con interesse e partecipazione emotiva quasi in ogni istante dei 32 episodi in cui è struttturato.
NOTE
[1] C. Booker, THE SEVEN BASIC PLOTS, Londra, COntinuum, 2004, p. 267.
[2] Ibidem, p. 347.
[3] Ibidem, p. 331.
[Renato Persòli]