13/03/10

MIANHADA, SARANGHANDA

Sceneggiato televisivo in 16 episodi. Corea, 2004. Titolo in inglese: I'M SORRY, I LOVE YOU. Sceneggiatura: Lee Hyung Min. Con Choi Yeo Jin, Im Soo Jung, Jun Hye Jin, Jung Hwa Young, Jung Kyung Ho, Lee Young Ha, Lee Hye Young, Ok Ji Young, Park Gun Tae, Shin Goo, So Ji Sup, Suh Ji Young.


Il giovane coreano Moo Hyuk, orfano, adottato da una famiglia australiana, abbandonato anche da questa famiglia ancora bambino e cresciuto nelle strade di Melbourne vivendo di furti e truffe, non sembra avere risentimento verso la madre originaria, che immagina poverissima, spera anzi di conoscerla un giorno e comprarle una casa. La fidanzata, Ji Young, decide di sposare Jason, un malvivente, per i suoi soldi.

Frattanto una troupe coreana gira un servizio pubblicitario a Melbourne. Yune, cantante noto, coadiuvato dalla stilista Eun Chae, organizza un appuntamento con Min Joo, una delle attrici, di cui è invaghito da tempo. Eun Chae e Yune sono cresciuti insieme, lui la tratta da amica e non si accorge che è innamorata di lui.

Ferita dalle attenzioni di Yune per l'altra, la quale definisce l'amore un "gioco" e si autoproclama "una Casanova", Eun Chae decide di ripartire per Seoul. Derubata mentre va all'aeroporto, vagando per le vie della città, conosce Moo Hyuk che, pentito dopo un tentativo di venderla a organizzatori di lap dancing, la salva. Infine Eun Chae torna a Seoul.

Moo Hyuk va al matrimonio di Ji Young, dove, nel corso di un attentato contro Jason, viene colpito da colpi di pistola mentre si getta sull'ex fidanzata per proteggerla. Un proiettile gli si conficca nel cervello presso un vaso sanguigno: operarlo sarebbe impossibile, gli restano pochi mesi di vita.

Va dunque a Seoul. Lì, tramite un programma televisivo, rintraccia la sorella gemella, una ragazza il cui sviluppo mentale si è fermato a quello di una bambina di sei anni a causa di un incidente, e il figlio di lei. Tramite l'anziano che ha praticamente adottato la sorella e il nipote ed è al corrente dell'abbandono dei due gemelli al momento della nascita, Moo Hyuk arriva a sua madre, Deul Hee, già attrice famosa e madre a sua volta di Yune. Senza rivelare la propria identità, Moo Yuk fa amicizia con Yune che lo nomina suo assistente. Rivede anche Eun Chae, che anzi pensa, all'oscuro della vera identità di Moo Hyuk, che questi sia venuto dall'Australia perché si era innamorato di lei.

Con varie vicende, Moo Hyuk, deluso dalla scoperta che la madre non era povera, quindi ai suoi occhi giustificabile per averlo abbandonato, bensì una donna ricca e affettuosa verso Yune, decide di vendicarsi, sottraendo dapprima Min Joo a Yune, quindi innamorandosi sinceramente di Eun Chae, combattuta tra Yune, che frattanto le si è affezionato in modo romantico, e lo stesso Moo Hyuk.

Infine Moo Hyuk viene a saperte che la madre non l'aveva abbandonato; era bensì stata tenuta all'oscuro della sua nascita e non sapeva nemmeno di avere partorito due gemelli, le era statao fatto credere dal padre che fosse nato morto. È il padre, che è anche il genitore di Eun Chae, a rivelargli alla fine la verità.

A causa di un incidente provocato dalla disperazione per aver perso Min Joo, Yune potrà sopravvivere solo se subirà un trapianto cardiaco. Sapendo di essere vicino alla fine, Moo Yuk offre il proprio organo.

Alterne frattanto le vicende amorose, tra sensi di colpa, compassione, gelosie: Eun Chae definitivamente innamorata di Moo Yuk, un anno dopo il decesso di lui, va come in pellegrinaggio sulla tomba in Australia e muore al suo fianco, probabilmente suicida (come sembrerebbe indicare una fiala appena intravista sull'erba del cimitero accanto al corpo esanime ritrovato il giorno dopo).

Ancora più fitto di quanto lo abbiamo sommariamente descritto sopra, l’intreccio presenta elementi di casualità che richiedono una suspension of disbelief in un dettaglio rilevante, cioè il fatto che un incontro casuale in Australia possa poi condurre Eun Chae e Moo Yuk a rincontrarsi e legare i propri destini in Corea, dato che Eun Chae abita in una dependance proprio della stessa villa in cui vivono la madre e il fratello di Moo Yuk. Destini globalizzati, si direbbe...

L’anagnórisis viene spesso ritardata da malintesi e dalle incomprensioni che portano i personaggi a farsi idee sbagliate su coloro che li circondano. Lo scioglimento richiede piccoli passi con flashback e rivelazioni sul passato molto dosate fino agli episodi 15 e 16 quando le cose si chiariscono.

La catarsi, data la morte di Eun Chae, forse non c’è. Eppure, nonostante gli aspetti melodrammatici, tutti i personaggi hanno lati negativi e positivi. Nessuno di loro è irrigidito per sempre nel pirandelliano clichè delle proprie funzioni, o nell’incarnazione del bene e del male assoluti. Forse sono piuttosto mossi da un karma che li porta nel vortice delle emozioni negative questi personaggi tali da suscitare tanta immedesimazione (almeno giudicando dalla popolarità dello sceneggiato) e che incoraggiano la partecipazione emotiva. Due volte due diversi personaggi dicono che sapranno dare solo dolore a chi amano.

Accanto alle negatività esistono tuttavia i momenti di felicità, anche di spensieratezza, di riunione con le parti più tenere e riunificate dell’inconscio.

Strano come si tratti di un lavoro che, mentre mette in evidenza l’amore materno e filiale, la necessità di ritrovare gli affetti primigeni della famiglia, il benessere fornito dall’amicizia, la ricerca interiore sulle gioie e le sofferenze provocate dell’amore, allo stesso tempo rappresenta un quadro sociale di crisi proprio di quelle istituzioni che sembrerebbe difendere: figli nati fuori del matrimonio e abbandonati, tradimenti coniugali, vendette, slealtà, un suicidio.

Piuttosto evidenziate le differenze di classe sociale: dagli estremi dei due protagonisti maschili, uno sottoproletario, l'altro agiato, alla famiglia di Eun Chae, tre membri della quale lavorano per i vicini ricchi, anzi risiedono sulla loro proprietà perché, pur conducendo un'esistenza che si potrebbe dire piccolo borghese quanto a mezzi economici, non hanno di che pagarsi un affitto altrove.

Sembrerebbe però che, nonostante le divergenze di qualità etiche e di possibilità di sostentamento, al fondo venga difesa l’autenticità. Soprattutto Moo Yuk rappresenta questa direzione. Se opera contro gli altri è per irrequietezza, rancore, senso dei torti subiti. Nondimeno riesce a difendere e proteggere Eun Chae, la sorella, il nipote, in definitiva anche il fratello di cui vuole vendicarsi ma a cui regala il proprio cuore biologico.

Le emozioni sono inizialmente trattenute da diversi personaggi, che poi però irrompono in scenate memorabili.

Bravi gli attori, soprattutto Im Soo Jung e So Ji Sup.

Lo sceneggiato ha ottenuto diversi premi.

Caratterizzato da elementi sentimentali, non è privo però, almeno fino all’episodio 14, di ironia e leggerezza. Le parti migliori, ci pare, sono le prime. Adatta alla narrazione per immagini e ben scelta la colonna sonora.


[Renato Persòli]