23/09/08

Annalisa Montironi, FINISTORIAE


[Coat of arms? (From the walls of Genoa). Foto di Marzia Poerio)


Annalisa Montironi, FINISTORIAE. Contiene una prefazione di Salvatore Scalia. Catania, edizioni Prova d'Autore di Nivels Levan & C., 2004

"Fine della storia", come richiama il titolo di questo romanzo, è un sintagma a doppio taglio nel testo di Montironi. Da un lato, essendo ambientato nello Stato Pontificio nel 1870, poco prima della presa di Porta Pia e subito dopo, il rimando è alla fine di un evento storico: il potere temporale dei Papi, sostituito da quello dello stato italiano. Dall'altro lato, si cerca di trovare una continuità nella storia di famiglia del mondo immaginato nel testo e nei racconti che ne derivano, puntando verso una conclusione della storia intesa come narrazione.

L'intreccio comprende una concatenazione di avvenimenti in cornice, ove il protagonista, Ignazio Dalla Francia, proveniente da una famiglia di tradizione antica, nel marzo 1870 avvia una relazione orientata verso il matrimonio con Augusta, di famiglia decaduta. Ignazio si ritira per qualche tempo a Giredo, nel palazzo di famiglia, restando in rapporti difficili col padre Odoardo e scrivendo una cronologia della sua famiglia, protratta per vari secoli e composta delle biografie degli antenati, che noi leggiamo, occasione di dimostrazione di "quante lacrime grondi e di che sangue" la potestà su un luogo geografico e politico, rappresentato allegoricamente dal palazzo dei Dalla Francia: "la malia che vietava ogni felicità, avvolta nel bozzolo del palazzo, il vero centro che nessuno considerava e temeva" (p. 23). Alla dimensione pubblica si accompagna un resoconto dei dolori e delle gioie del privato, due aspetti che si intrecciano.

Mentre svolgono le loro funzioni narrative e connotano di un intreccio amoroso lo svolgimento dell'azione, scrivendosi delle lettere tra Giredo e Roma riportate integralmente nel testo del romanzo, i personagi principali, Ignazio e Augusta, sono essi stessi delle allegorie. La miseria muta Augusta: "iniziò a trasformarsi e far sentire più forte il suo lato oscuro" simile a quello di "ogni divinità antica" coi "suoi misteri, i lati […] impenetrabili ai quali ci si poteva accostare" (p. 13). Per Ignazio, nello sfarsi del potere politico e della tradizione, "il profilo di lei era l'unica forma definita e riconoscibile oltre il disordine e l'inutilità che dominavano la città" (p. 14). "Traditore" agli occhi della famiglia per non proporsi un "buon matrimonio", nelle parole di rimprovero dei genitori, "Ignazio si udì come temeva d'essere, incapace di vita, di lavoro, di fedeltà; responsabile della decadenza della famiglia, simbolo dei disordini nello Stato, dall'intera città compatito per la sua insufficienza" (p. 23).

FINISTORIAE è pieno di motivi: le origini araldiche affondano nella storia della Sicilia. La rassegna delle vite biografate è una serie di moltiplicazioni della personalità, con le passioni basilari, l'amore, il tradimento, la cupidigia, la generosità.

L'aspetto di romanzo epistolare e l'uso in esso del presente, consente una presa sul tempo reale, come se lo si rivivesse nella contemporaneità. Strutturalmente lo scambio epistolare permette di alternare i tempi narrativi con il passaggio dalla terza persona narrativa delle parti raccontate alla prima delle lettere, variando così lo scorrimento della fabula ed aggiungendo un elemento di testimonianza.

C'è suspense sul lieto fine della storia di cornice, che solo nell'ultima pagina si realizza (per fortuna: il lettore che compila queste note lo sperava e si sarebbe deluso se la conclusione com'essa è non ci fosse stata).

La riflessione costante sul raccontare costituisce un altro motivo di interesse, che come la presenza di un racconto di collegamento e le deviazioni verso tanti altri novellari ricorda lo schema narrativo di SE UNA NOTTE D'INVERNO UN VIAGGIATORE di Italo Calvino.

Si ha così un'ossatura della modernità dentro un linguaggio anticato, che riproduce le idiosincrasie di parola dell'Ottocento, per esempio l'uso delle formule di cortesia col "Voi" e certi passatismi intenzionali di lessico.

La scrittura compatta idee e concezioni, procede con lentezza e in modo meditativo.

Il romanzo è storico ma al tempo stesso introspettivo.


[Roberto Bertoni]