17/08/08

Banana Yoshimoto, CHIE-CHAN E IO

Titolo originale CHIECHAN TO WATASHI, 2007. Traduzione di Giorgio Amitrano, Milano, Feltrinelli, 2008.

Il romanzo contiene nell'ultima pagina, en abyme si potrebbe dire, la fabula della storia narrata per esteso in questo volume, così:

"Una donna maniaca dell'Italia, che ci è andata molto spesso, si innamora, lavora grazie alla parentela con la zia, ne approfitta per andare ancora altre volte in Italia dandosi arie di donna d'affari, vive da single ma soffre talmente la solitudine che si prende in casa una cugina un po' strana che non è nemmeno lei una ragazzina, e vivono tutt'e due insieme come due stanche donne di mezza età, e quando un uomo divorziato e scombinato le fa un minimo di avance, ne è lusingata, inizia una storia, e così passa la sua vita" (p. 139).

Questa ricapitolazione della storia di Kaori Morisawa, la protagonista quarantaduenne che narra in prima persona, e di sua cugina trentacinquenne Chie-chan Seto, che vive con lei dopo la morte di sua madre, ed è laconica e bisognosa di accudimento, nondimeno indipendente e profonda, in un ménage quasi di madre e figlia nonostante l'età che le avvicina, non corrisponde veramente a come vanno le cose (e ai misteri della vita personale delle due donne, che si rivelano gradualmente e dosati ad arte nel corso del racconto), bensì a una visione basata sulle apparenze sociali, di cui la narratrice si fa interprete nella conclusione, rivendicando al contempo, non esposta ai più, come spiega nella medesima ultima pagina, la realtà di non grigiore della propria esistenza: "ogni giorno", delucida, "c'è qualcosa che brilla"; e "io sono fatta di un enigma incandescente".

Il contrasto e la coesistenza della piattezza e del lucore sono di per sé momenti interessanti di integrazione degli opposti. La quotidianità è uno di motivi del romanzo, in cui si manifesta quello che accade giorno dopo giorno in quanto significativo, perché un microcosmo di movimenti, azioni, emozioni che al di là della monotonia apparente indica il flusso della vita: "le cose che ci sembrano uguali e stabili in realtà scorrono in modo impercettibile e si modificano, lasciando sempre intravedere qua e là dei segnali" (p. 7).

La storia procede per racconti di atti semplici accompagnati da riflessioni filosofiche, rese con un minimalismo che spinge talora il lettore (forse solo questo lettore?) a tornare indietro, rendendosi conto di avere sottovalutato qualche frase che sembrava poco rilevante, mentre invece conteneva una verità generale che si legava a sua volta più strettamente del previsto alla catena della narrazione. Così il "fatto incredibile che qualunque tipo di desiderio [...] se viene controllato al suo primo manifestarsi può essere tenuto a bada facilmente" (p. 9), mentre rivela qualcosa di meditativo, è un motivo del racconto in quanto sottostà ad alcune decisioni del personaggio che dice io,una Kaori arrivata alla mezza età (come ritiene di se stessa) e più savia dopo una giovinezza in parte movimentata, che vive per anni in uno stato di tranquillità, fino all'apparire di un'emozione d'amore nuova e inattesa, che sarà condotta con consapevolezza ma anche con abbandono: "il fatto che io potessi vivere una love story con un uomo così instabile e dedito alle avventure era una prova di quanto fossi diventata equilibrata" (p. 125); e con ironia: "a me piacerebbe avere un uomo che mi lascia completamente libera e nello stesso tempo mi coccola come potrebbe fare un papà [...]. Però un uomo così non esiste" (p. 95).

C'è un tentativo di accettazione: "per me il mondo non è qualcosa che a un certo punto debba cambiare per diventare come dovrebbe. Il mondo è quello che è adesso, e quello che c'è adesso è il mondo" (p. 130).

Infine, mentre buona parte della vita pratica in questo romanzo si svolge tra oggetti firmati e altre modernità, ci sono elementi di contemplazione e tributi nostalgici: "'la pioggia in Giappone crea un'atmosfera speciale' disse la mamma. [...] Pensai che probabilmente anch'io, se avessi vissuto lontano dal Giappone, l'avrei considerata con la stessa nostalgia" (p. 74). Eppure Kaori stessa va spesso in Italia (un paese citato più volte nel testo con brevi osservazioni a volte pungenti a volte ammirate); e Chie-chan è nata in Australia, dove risiedeva sua madre. Ma forse il ritorno alle origini, anche spirituali, è proprio possibile a causa della globalizzazione, sotto forma di recupero volontario di tradizioni rivelatesi positive proprio perché viste in contrasto con la modernizzazione.

L'amicizia, la solidarietà, l'amore sono tra i temi di questa storia caratterizzata da una tendenza a conoscere e rompere il karma; ovvero, come dice Kaori: gli esseri umani "si fanno male, si pentono, tornano a farsi male, e così via, tante e tante volte. È un errore in cui cadono in molti. Non si accorgono che girano sempre attorno allo stesso punto. Io credo che sbaglino..." (p. 83).


[Roberto Bertoni]