10/11/07

Paola Polito, "UN CELEBRE DELIRIO": 10 OTTOBRE 2001 [1]

"Noi non intendiamo di dar giudizi: ci basta d'aver dei fatti da raccontare" [PS, p. 119].


"Ogni sternuto in Florida porterà l'eco dei campanelli del monatto con la barba e il turbante" [V. Zucconi, R, p. 11].

Finirò di leggere a casa. Bevo l'ultimo sorso di cappuccino, saluto il barista come ogni mattina. Sono giornate straordinariamente miti, in pieno sole e senza brezza. Nel medio atmosferico non trovo resistenza alcuna, disagio o offesa. Mi muovo senza sforzo nell'aria appena tiepida. Per via Prione passa un gruppo di turisti tedeschi diretti verso il Museo Lia.

Al mercato trionfi d'uva, ritardatarie pesche settembrine, pere Williams, mele Renette, funghi porcini e galletti. La bimba è a scuola. Tutto è al suo posto, banchi, venditori, acquirenti, i vu cumpra' africani e asiatici sotto i portici, i nordafricani venditori di fazzoletti di carta tra i tavolini dei bar all'aperto, davanti alle chiese. Sdindonano le otto e un quarto dal campanile del Sacro Cuore. "Si disse e si credette generalmente che fossero state unte in duomo tutte le panche, le pareti, e fin le corde delle campane" [PS, p. 667].

A casa, mi faccio largo a tentoni in un lago di luce che dalla porta-finestra dilaga nello studio. Ripongo la spesa in frigorifero e nella dispensa, rifaccio i letti, fotografo un anello di nebbia intorno alle cime dei monti Due Gemelli, poi il rigoglio dorato della tenda a righe sul terrazzo, le foglie lucide del ficus. Confermo un appuntamento dal dentista, un'uscita a cena, termino una traduzione e la trasmetto via e-mail. Da un messaggio dell'in-box, apprendo che la mia amica americana ha ricevuto solo ora una mia vecchia mail e non ha potuto aprire l'allegato con il testo della petizione a Bush che le avevo allegato.

Da stamani un elicottero passa e ripassa a volo radente sulla città. Ogni tanto si ferma a perpendicolo su qualche punto della mappa urbana, si spenzola in avanti come una zanzara prossima alla picchiata, sembra scrutare qualcosa. Salgo in mansarda a controllare la distesa dei tetti fino alla cerchia dei monti. Tutto è al suo posto: il grattacielo fatiscente, la torretta leggiadra della Chiesa di Piazza Brin, il presepe dei villaggi tra il muschio delle cime montuose, i ripetitori televisivi, le emittenti della telefonia mobile. "La mattina seguente, un nuovo e più strano, più significante spettacolo colpì gli occhi e le menti de' cittadini" [PS, p. 668].

"L'edificio è stato evacuato dopo l'arrivo di una busta sospetta, contenente una sostanza vischiosa. L'impiegata che ha ricevuto il plico è stata sottoposta a un bagno decontaminante in una speciale vasca nera, portata appositamente nell'edificio. La donna si è dovuta calare vestita nella vasca ed è stata poi spogliata, avvolta in un doppio strato di materiale plastico" [R, p. 11]. Le buste sospette non devono essere scosse. In ogni caso è meglio aprirle all'aperto.

Questa è la mia casa, da un mese ho cambiato la destinazione di alcuni spazi, disposto diversamente i mobili, travasato libri dall'appartamento alla mansarda e viceversa, mutato cuscini, piante e quadri. Finalmente il mio studio ha una fisionomia dichiarata. "In ogni parte della città, si videro le porte delle case e le muraglie, per lunghissimi tratti, intrise di non so che sudiceria, giallognola, biancastra, sparsavi come con delle spugne" [PS, p. 668]. È di nuovo tempo di costruirsi un'arcatana?

Ieri, alle nove di sera, ho chiamato il 113 perché in fondo alla scalinata una grande bombola a due manometri, poggiata in piedi su uno scalino, era collegata al quadro socchiuso di una centralina telefonica. Scalinata deserta, ora notturna. I due militi "sopraggiunti" non hanno trovato più nulla, né bombola, né filo, né manometri - l'armadietto sulla facciata della casa era stato accuratamente richiuso. "La contatteremo se scopriremo qualcosa". "Si fecero interrogatôri, esami d'arrestàti, d'arrestatori, di testimoni" [PS, p. 669].

Se dovessi scappare di casa in fretta, per un incendio o un terremoto, una guerra o un'epidemia, che cosa salveresti? Non avevo mai provato niente di simile e la domanda del test psicologico pubblicato sulla rivista femminile era rimasto senza risposta. L'unico rischio che correvo allora - adolescente in eskimo - erano le critiche familiari per le minigonne troppo corte, l'eccesso di eye-liner intorno agli occhi e l'occupazione del ginnasio.

In ogni caso, non ho lasciato il mio cervello sul selciato di qualche manifestazione: sono arrivata fin qui, dritta dritta a questo autunno 2001, alla giornata di oggi. I nomi dei caduti sono dimenticati in qualche recesso della memoria, eppure gridavamo "sarete sempre con noi", "non vi dimenticheremo". Ora c'è Carlo Giuliani che da una pagina patinata mi guarda con lo sguardo che un giorno della sua (fino al G8) anonima vita rivolse a chissà chi. Ai genitori, alla ragazza, a un amico.

"Sto lavorando a preparare il testo del decreto legge sulle cosiddette 'garanzie funzionali', cioè le coperture legislative che dovrebbero permettere agli 007 civili e militari di svolgere il proprio lavoro senza il rischio di subire incriminazioni" [il capo dell'ufficio legislativo del Viminale, prefetto Carlo Mosca, R, p. 18]. La luce si è fatta più intensa, là fuori, i Due monti Gemelli sono sgombri di nebbie o fumi. Alcuni vetri, nel presepio a mezza costa, mandano bagliori. I ripetitori e l'antenna Wind, le discariche dei veleni, i depositi segreti di rifiuti tossici, il benzene nelle strade, tutto qui è al suo posto.

C'è chi veglia su di noi, in compenso, c'è chi sta lavorando a preparare decreti per la nostra sicurezza e per quella dei nostri angeli custodi: "Io dico che dobbiamo solo chinare la testa, e che il Signore è più grande di noi. Se voleva queste 118 persone in Paradiso, è perché gli servivano là" [don Giovanni, cappellano dell'aeroporto di Linate, R, p. 25]. Cosa avranno pensato i parenti delle vittime del disastro aereo, all'invito del sacerdote? Cosa avranno capito quelle persone intontite dal dolore, per metà straniere, della ragione "provvidenziale" fornita alle morti altrimenti inspiegabili, avvenute in un paese in cui proprio il giorno prima il Presidente del Consiglio aveva dichiarato l'"altissima allerta aerea, terrestre, marittima"?

Chiudo il giornale, non senza aver ricevuto in consegna una riflessione su cui meditare: "È la vita che continua, si direbbe" [F. Ravelli, R, p. 25].

"E se così è, che essere manifestamente si vede, che facciam noi qui? Che attendiamo? Che sogniamo?"



NOTE

[1] Le parole "un celebre delirio" nel titolo sono tratte da A. Manzoni, I PROMESSI SPOSI, Firenze, Sansoni, 1967, p. 668; tutte le successive citazioni da Manzoni sono da questa edizione; l'abbreviazione utilizzata nel testo è PS, seguita dal numero di pagina. Un aspetto del testo è che include enunciati pubblicati sul quotidiano "La Repubblica" nel corso di una giornata, il 10 ottobre 2001; l'abbreviazione in questo caso è R, seguita dal numero di pagina. La citazione nell'ultima frase del testo è dal discorso di Pampinea alle altre giovani donne, nella prima giornata del DECAMERON.