05/11/07

Marie-Loise von Franz, L'OMBRA E IL MALE NELLA FIABA


[The disquieting cat with its short disquieting shadow. (Wooden statuette, private collection). Foto di Marzia Poerio]


Titolo originale SHADOW AND EVIL IN FAIRYTALES, versione riveduta dall'autrice nel 1974 di due seminari tenuti all'Istituto Jung di Zurigo nel 1957 e nel 1964. Traduzione italiana di Silvia Stefani. Torino, Bollati Boringhieri, 1995

Si prosegue anche in questo numero di "Carte allineate" la rassegna sulle opere di von Franz, con un libro, questa volta, che mette a fuoco acuni concetti chiave del suo contributo essenziale alla psicanalisi junghiana oltre che all'analisi delle storie di fantasia.

L'Ombra, in senso junghiano, viene chiarificata come uno degli opposti interiori; tale compare in varie fiabe a due personaggi, uno solare e l'altro oscuro. L'analisi dell'Ombra nei racconti fatati, tuttavia, non è univoca: "ogni personaggio è l'Ombra di tutti gli altri, esiste un legame reciproco tra tutti i personaggi, i quali hano tutti una funzione compensatoria" (p. 29). Gli archetipi stessi, del resto, hanno una doppia natura in cui gli opposti convivono, come nella figura della Grande Madre, ora nutrice, ora strega.

Il male non viene negato, anzi affermato nella sua esistenza, in quanto "realtà così attuale che nemmeno l'idiota più sentimentale può ignorarla" (p. 7). Tramite le fiabe si prende coscienza delle dinamiche profonde e dell'atteggiamento da tenere verso il male.

La possessione da parte del male può precipitare in atteggiamenti psicotici favorita da un'eccessiva solitudine, come si nota in alcune fiabe, o dal soggiorno in un paese straniero, persi i contatti quotidiani con la comunità d'origine, il villaggio, la tribù (da qui anche la diffidenza antica nei confronti dello straniero, colui che proviene dall'esterno, non ha i medesimi legami comunitari, giunge da solo tra gli associati). Se la solitudine, come nelle illuminazioni orientali o nelle vite dei santi occidentali, può condurre al bene, c'è spesso, anche nei resoconti di queste situazioni psicologiche, lo scontro preliminare con le forze del male, da elaborarsi prima di eliminarle dal proprio interno.

Ci sono fiabe che propongono la fuga dal male, altre l'inganno per vincerlo, altre ancora la battaglia frontale; una soluzione univoca non può esistere proprio perché si tratta di materiali collettivi, necessariamente molteplici e contraddittori, all'interno dei quali sta all'individuo scegliere l'atteggiamento corretto da tenere. La postura etica è ritenuta da von Franz importante e i conflitti morali sono da considerarsi seriamente; fatto sta, però, che non sempre è consigliabile agire, nemmeno a fini terapeutici, con un approccio caritatevole nei confronti del male, sia perché certe proiezioni dell'Ombra o dell'Animus possono essere distruttive per gli altri, sia perché occorre reintegrare la potestà dell'Io nell'interesse di chi ne è colpito.

Il male, in definitiva, finisce per distruggere se stesso, imponendo alti prezzi psicologici anche in chi dall'agire funesto ricavi vantaggi personali. Secondo von Franz, "il dono della purezza e della semplicità è una scintilla divina dell'essere umano; in analisi è, ne sono convinta, il fattore determinante per il successo o il fallimento" (p. 172).

Un altro concetto chiave è la creatività repressa come fonte di insoddisfazione e di conseguenza di atteggiamenti negativi e pietrificati: "se vi è nella coscienza un atteggiamento sbagliato, i messaggi dell'inconscio, che siano visti o sentiti, vengono travisati e la coscienza esercita su di essi un effetto pietrificante" (p. 86). Tali atteggiamenti possono anche diventare nocivi per sé e per gli altri; non si dovrebbe dunque per passività o oziosità lasciare insoluta l'area della creatività, sarebbe invece opportuno attivarla nelle direzioni appropriate come flusso vitale, acqua di vita; ove invece la creatività si blocca, "gli opposti si separano, insorge ogni sorta di conflitto" e si dà "il quadro tipico di una situazione nevrotica" (p. 18).

Parecchie le osservazioni collaterali, tra queste un interessante esame della simbologia del lupo, figura tipica delle fiabe, nei lati negativi di voracità incontrollata e insaziabile, e in quelli positivi di aiutante magico. Un chiarimento sul simbolo dell'uccello lo rende indicativo tra l'altro dell'intuito (p. 45). Il simbolo del diamante è visto come derivato dell'uovo originario e alchemico (p. 201).


[Roberto Bertoni]