17/10/07

Pradeep Sarakar, LAAGA CHUNARI MEIN DAG


[The Palace (India 2007). Foto di Mary Keating]


LAAGA CHUNARI MEIN DAG. 2007. Regia di Pradeep Sarakar. Con Abhishek Bachchan, Jaya Bachchan, Kunal Kapoor, Rani Mukerji, Konkona Sen Sharma


Badki e Chutki sono due sorelle in una famiglia di Varanasi che vive in un palazzo sul fiume, ancora imbevuta di tradizioni, indebitata, in rivalità con parenti che vorrebbero impossessarsi della proprietà. È per salvare la casa e mantenere Chutki agli studi che la maggiore, Badki, intraprende un viaggio verso Mumbai, città presentata come modernizzante e prona alle occasioni di mutabilità e corruzione. Tradita nella fiducia da un profittatore, Badki si ritrova alla fine a svolgere la professione di escort, guadagnando abbastanza a spese di quanto vive come una ferita alla virtù e all'onore e con la consapevolezza silenziosa della madre. Quando anche Chutki, diplomatasi, va a Mumbai per lavoro e dopo varie traversie scopre il segreto della sorella, ci sono momenti di tristezza e di chiarimento. Diremo, per salvare l'effetto suspense dell'intreccio, che alla fine la catarsi si verifica: saranno la sincerità e l'amore a vincere su tutto, sconfiggendo il pregiudizio che vorrebbe Badki confinata alla solitudine sentimentale a causa del proprio lavoro.

Se è vero, da un lato, come sostiene Taran Ardash in una recensione [1], che già negli stadi iniziali lo svolgimento della storia è prevedibile, dall'altro lato non è così, osserviamo noi, e meglio non deve essere così di solito nelle fiabe?

Il caso malinconico del personaggio che si sacrifica, suscitando simpatia e indignazione, conduce chi segue la favola a sperare in una redenzione, in uno scioglimento positivo; a seguirne le avventure, inoltre, per riconoscere proprio un pattern che si ripete dalla notte dei tempi: quello della caduta e del riscatto, dell'innocenza intatta nonostante i casi negativi della vita che la mettono alla prova di continuo.

Struttura della fiaba con la perdita dell'Eden, insomma, seguita dall'esilio e dal ritorno, con nemici e aiutanti.

Al contempo si tratta di un romanzo popolare, in cui l'esperienza può intaccare la spontaneità dell'animo se non c'è una struttura cristallina della personalità, resistente nonostante le avversità. Tramite i meccanismi di identificazione, dati i dialoghi sull'argomento nella pellicola e la maniera in cui vengono problematizzati i fatti, si è spinti a interrogarsi se quella di Badki fosse l'unica decisione possibile e se fosse o meno giusta. In breve, la scelta della protagonista si rivela complessa e tormentata; c'è ancora un impulso etico in questo racconto per immagini, come se fosse contestata l'indifferenza postmoderna al valore morale delle esperienze. Ci è venuto in mente un episodio di cronaca letto di recente su un quotidiano, di una richiesta di lavoro in cambio di prestazioni sessuali, vissuta come normalità, come un'avvenimento non traumatico, anche forse un po' picaresco. Non stiamo giudicando: notiamo, semplicemente, un diverso modo di accostarsi al problema in quell'articolo e in LAAGA CHUNARI MEIN DAG.

La dimensione sociologica appare rilevante. In questo film, siamo in un'India ancora divisa tra passato e presente. Sembra che l'economia, impedendo di mantenere in vita il mondo arcaico nella maniera in cui era, spinga al compromesso. Allo stesso tempo, dato il lieto fine, non c'è condanna della protagonista. Mumbai è il luogo dello sviluppo, del cambiamento degli atteggiamenti collettivi e personali, della globalizzazione.

Si tratta comunque anche di un prodotto commerciale, con un approccio turisticizzante ai paesaggi e alle zone urbanizzate della Svizzera in cui si svolgono alcune parti.

Recitazione notevole, soprattutto per la vitalità conferita al personaggio di Chutki dall'attrice Konkona Sen Sharma e per la signorilità e compostezza di Bakti nell'interpretazione di Rani Mukerji. Buoni anche i toni di commedia di Kunal Kapoor.

I balli di Bollywood non sono più quelli di una volta, che nel passaggio alla celluloide mantenevano pur sempre un legame con la danza indiana... Colorati e vivaci, ad ogni modo, anche in questo film, con canzoni gradevoli.

Lo abbiamo visto a Londra. Perché, di opere di Bollywood, non se ne proiettano con una qualche frequenza anche in Italia?


NOTE

[1] Su "Glamsham", 12-10-2007 (http:// entertainment. oneindia. in/ bollywood/ reviews/).


[Renato Persòli]