28/10/07

Yoko Ogawa, L'ANULARE


[Metamorphosis of a hand with a ring finger. Foto di Marzia Poerio]


L'ANULARE. Originale giapponese 1994. Traduzione di Cristiana Ceci, Milano, Adelphi, 2007


Strana miscela di delicatezza, reticenza e feticismo in questo romanzo breve, il cui sostrato di fantasia si connota parte come perturbante e parte come lenimento.

La narratrice in prima persona, tale come spesso nel fantastico ad autenticare le esperienze vissute, conferendo così un'aura di autenticità che conduce a prestare credulità maggiore verso ciò che si legge, trova un impiego presso una strana ditta composta da un'unica persona, il signor Deshimaru, in quale, in un laboratorio sotterraneo non visitabile dalla neo-impiegata, produce "esemplari" immessi sotto liquido in appositi contenitori da conservarsi entro l'edificio, che è un ex pensionato femminile.

Gli "esemplari" sono oggetti o altro, forniti da individui che desiderano sollevarsi da ricordi negativi ed esperienze traumatiche. Questo precisa il testo, "non è un luogo di salvataggio" (p. 30); nondimeno serve "per rinchiudere ogni ansia" (p. 32).

Man mano che si costruisce la storia, tramite dettagli di poco conto apparente, ma tutti significativi, l'atmosfera inquietante si accresce, coinvolgendo un paio di scarpe, che Oshimaru chiede alla narratrice di indossare e che paiono asservirla mentre si determina una relazione amorosa non del tutto comune tra la giovane e Deshimaru.

Le scarpe, che la calzano a pennello e sembrano impadronirsi del piede, sono al contempo strumento di trasformazione e prigione che detta alla mente: un tópos fiabesco ripreso in modo pertinente in ambientazione moderna.

Il calzolaio che mette sull'avviso la ragazza dal pericolo delle scarpe potrebbe essere un aiutante magico, ma l'eroina di questa favola contemporanea respinge i buoni consigli; è spinta da una forza mesmerica e si danna.

Si giungerà infatti alla conclusione con un'offerta, o forse un sacrificio; ma quel che accadrà è solo dato intuirlo, perché il racconto termina di fronte al laboratorio, prima che la protagonista vi entri...

La narrazione è svolta con descrittività meticolosa, pertinente al collezionismo degli "esemplari", che sono in numero elevato e ricoprono ogni angolo della casa: aspetto freudiananente significativo.

Jungianamente, la palazzina in cui vivono gli interpreti, paragonata a una "foresta" (p. 16), rappresenterebbe il Sé, inizialmente in posizione di equilibrio a mandala (centro quadrato con un giardino), ma più sbilanciata verso l'asservimento della ragazza al suo intelocutore, forse simbolico di un complesso dominante, man mano che l'intreccio si dipana.

Una cliente di Deshimaru vuole trasformare in "esemplare" della musica, più precisamente gli si rivolge per mutare uno spartito in suono e conservarlo in quanto quel pezzo musicale era stato composto da un ex fidanzato per il cui abbandono lei aveva sofferto. La storia di questa ragazza, commenta la narratrice, è "banale e tuttavia commovente" (p. 33). Ricercatamente semplice e ansiosamente emotivo è en abyme L'ANULARE.


[Roberto Bertoni]