19/10/07

Mauro Magatti e Mario De Benedittis, I NUOVI CETI POPOLARI. CHI HA PRESO IL POSTO DELLA CLASSE OPERAIA?

Milano, Feltrinelli, 2006

Articolato su paradigmi teorici fondati tra gli altri sulle opere di Beck e Bauman e su inchieste e dati forniti da varie fonti, questo saggio si propone di "conoscere quale sia la condizione di vita di quell'ampio segmento della popolazione che, pur senza rientrare nella sfera dell'esclusione e della marginalità sociale o economica, si trova in una situazione tale per cui, per posizione lavorativa, risorse culturali, reti sociali, può essere considerata svantaggiata" (p. 9).

Quanto emerge con maggiore preoccupazione è lo stato di frammentazione e precarietà, tanto sul piano del lavoro che nei rapporti interpersonali, in conseguenza della globalizzazione e dei mutamenti economici.

Nel campo del lavoro, la frammentazione si rivela con la minore accessibilità a impieghi stabili e la differenza di trattamento contrattuale di settori che svolgono mansioni simili.

La disuguaglianza nasce non solo dalla sfera del lavoro, ma anche da quella culturale e relazionale, nelle quali si notano debolezza e irradiamento in meandri sociali di vario tipo, che si sono sostituiti alla consapevolezza identitaria dei ceti popolari, fondata in passato sul lavoro e sul riconoscimento di interessi comuni a quelli di altri settori subalterni.

Si determina una condizione caratterizzata da "vulnerabilità economica", "sentimento di insicurezza" sociale e "sofferenza" esistenziale (p. 26).

L'erosione economica è visibile nelle risposte delle inchieste relative all'acquisizione e uso del denaro.

Le reti di sostegno si sono indebolite a livello sindacale e politico. Esistente più nei settori giovanili che negli altri la frequentazione degli amici, in generale è divenuta fragile la rete di conoscenti, scuola, vicinato, con conseguenze di isolamento. Resta però centrale il ruolo della famiglia, percepita come "realmente identitaria" (p. 113).

Il senso di insicurezza si estende alla sfera privata, mutando le relazioni sentimentali e i rapporti con i figli.

Si assiste a un processo di "individualizzazione, in cui alla ricerca di autonomia e autorealizzazione si trova contrapposta la necessaria garanzia e sicurezza tipica della società salariale" (p. 72), che non è fonte oggi di garanzie per i ceti popolari.

Sul piano dell'etica pubblica, tra i comportamenti ritenuti più inaccettabili dalla maggioranza degli intervistati sono compresi la violenza, l'assenteismo, l'evasione fiscale.

Se pratiche di partecipazione collettiva basate sulle ideologie del passato sono deperite, si assiste però a una forma non consueta di partecipazione, che si rivela nell'interesse manifestato per i problemi sociali nonostante la "fragile cultura politica" (p. 173).

Uno dei fattori di disuguaglianza della società contemporanea, come sostengono gli autori, è l'accesso al "capitale culturale" (p. 39); importante in tal senso diventa l'analisi del rapporto col consumo e con i media. Diffuso tra i ceti popolari soprattutto l'uso della televisione. Ciò che ha più emozionato il 54,7% degli intervistati è stato "un film". Poco diffuso negli strati di età non giovani, l'uso di Internet.

Si tratta di un volume importante, che mette a fuoco il problema e pone le premesse per una comprensione dei dislivelli economici e culturali, della pervasività della società mercantile contemporanea, della conoscenza dei nuovi settori popolari.


[Roberto Bertoni]