31/05/07

Graziella Colotto, TRE POESIE

1

BRECCIA

Giornata estiva irrompe lasciva
nella mia vita istruita all’inverno.
L’inferno dei tuoi occhi, i giochi
dei bimbi abbandonati alle onde
e le domande senza risposta chiara
mi allagano la mente.
Ricordo un tempo quando il dolore
provava inutilmente a penetrare
e la giornata estiva altro non era
che crogiolarsi al sole fino a sera.


***


2

METEOROPATIA

Anch’io lo sento
questo fastidio che mi scorrazza dentro
questa voglia interminabile di niente
che si accontenta di guardare la finestra
e di aspettare. Cosa aspettiamo poi
che quando viene il sole magari non usciamo
e ci dispiace un po’ dover ammettere
che a volte ci fa comodo stare così
tra qui e lì senza meta precisa
ad ascoltarci dentro più di sempre
a scrivere qualcosa che non c’era.


***


3

SOUVENIR

La nostra giovane promessa
quella di ritrovarci sotto il Duomo
non so se ce la faccio a mantenerla.
Ho portato i miei anni in riva al mare
dove l’onda scandisce settimane
di rabbia e di paura e la calura estiva
mi travolge e mi devasta il cuore.
Dimenticare è folle per chi vive
di memorie e ci si aggrappa forte
come il mastino al laccio del padrone.
Vedrai che ci vedremo un giorno o l’altro
tu con le spalle larghe
di chi sopporta gli urti della vita
io con la mia matita
sempre stordita di malinconia.



ESISTENZA COLPITA

Graziella Colotto, in queste tre poesie, rappresenta situazioni di esistenza colpita dal dolore, mettendosi a confronto col tempo e lo spazio di una condizione umana irta e difficile.

In METEOROPATIA, il presente è un confine in cui ci si ascolta e si scrive "qualcosa che non c'era". In BRECCIA, il presente di pena contrasta col passato: si ricorda il tempo in cui il dolore restava sulla soglia, un periodo trascorso in cui la giornata estiva era solarità percepita, mentre oggi l'estate è percezione di un contrasto con la permanenza dell'inverno interiore. In METEOROPATIA, l'attesa sembra prevalere sulla realizzazione se quanto si aspetta è sole e al suo presentarsi non se ne gode uscendo. In SOUVENIR è impossibile mantenere una promessa di rivedersi, ma il passato non va dimenticato, sarebbe "folle" farlo perché è proprio di memorie che si vive e a quella resistenza alla pena ci si aggrappa.

La continuità del presente di sofferenza ha anche dimensioni di confine spaziale tra "qui e lì": l'itinerario del soggetto è "senza meta precisa", c'è una fastidiosa "voglia interminabile di niente" che "fa comodo" (METEOROPATIA).

Le risposte non chiare (BRECCIA), lo stordimento della malinconia, la rabbia, la paura…

Il linguaggio invece chiaro e volutamente semplice, le rime interne, la leggerezza della dizione e la drammaticità dei contenuti…

I testi di Colotto, intelligenti e sentiti, ci ricordano che la vita viene vissuta in dimensioni complesse e che la letteratura la designa con parole che sanno arrivare all'interiorità ma anche al gusto estetico del lettore.


[Roberto Bertoni]


Un precedente articolo su Colotto è in "Carte allineate", 2, in data 7-2-2007. In aggiunta alle opere ivi indicate, sue poesie sono recentemente uscite nel volume VOCI DI LIGURIA, a cura dello scrivente e di Roberto Bugliani (Lecce, Manni, 2007).