29/04/18

Marina Pizzi, DAVANZALI DI PIETA', 2008 (Strofe 16-20)




 ["Shadow of a broken memory?" (Wicklow 2016). Foto Rb]

16.

salute di comete poter la morte
luce del tempo finalmente libera
da spessori di mutamenti. il rombo
della lotta da corsie di fame.
tu ne arrendi un comignolo
di fuga, lo otturi con ghirlande
di spine, piaghe di cosce che
non saranno madri né rapidità
del cosmo, modo di cortesia
il limbo della botola.


17.

la teca è spoglia sotto le resine
delle dimenticanze, il tic come tale
di resistere. nel corridoio del nodo
scorsoio so il desco di scomodare
gli spettri paffuti, le muffe senza
limiti di età. la pianta grassa non
chiede proprio nulla eppure è strafelice
in una feritoia di terra di riporto.
così il rito scarnissimo del sonno
modo al dorso di piegarsi al dondolo.


18.

stati disadorni dolo l’attimo
con l’arrotino che grida per coltelli
senza banchetti né cialde di bambini
intenti e seri. Roma da ieri
è alla stiva dell’ultima valenza.
in tutto un orto di licenze e fosse
l’attrito del sangue di coagulo.


19.

il sillabario sulla sedia
il laboratorio elabori agli albori
quando la fune fuggì ladrocinio
in cima al cipresso sposo di cimasa,
dove il musico d’osso del far sì
ingannò la capsula del boia.


20.

le vitali stravaganze della nuca
quando lo sguardo va oltre la calce
verso gl’ingegni delle vestali
che premono dominio di sorriso.
tu che ti giovi di una cisterna secca
per premere a stecchetto l’orizzonte,
sappi che lo scheletro del mare
sa l’inchiostro che incontra le maree.


Le strofe precedenti sono uscite sui numeri scorsi di Carte Allineate.