27/12/17

Joo Sung Woo, MONSTER (몬스터)

                            [Korea in Singapore (Foto Rb, 2016)]


Serie televisiva in 50 puntate, Korea del Sud 2016, trasmessa dalla rete MBC. Sceneggiatura di Jang Young Chul e Jung Kyung Soon. Con Go Yoon, Jin Tae Hyun, Jo Bo Ah, Jung Bo Suk, Jung Woong In, Kang Ji Hwan, Kim Hye Eun, Lee Deok Hwa, Lee Gi Kwang, Lee Yeol Eum, Park Ki Woong, Park Young Goo, Soo Hyun, Sung Yu Ri

Con sceneggiatori di valore, che hanno collaborato a serie di simile impostazione e di contenuto sociale, quali Giant, History of a Salaryman e Incarnation of Money, ma questa volta con un diverso regista, non più Yoo In Shik, bensì Joo Sung Woo, questo K-drama, Monster, da un lato punta sulla corruzione, come si è visto tanto nella politica reale sud-coreana (caso più clamoroso l’impeachement della Presidente della Repubblica Park Gyeun Hye nel 2016) e nella produzione audiovisiva (restando nel recente, si ricorderà il film del 2017 The Mayor, titolo originale 특별시민, diretto da Park In Je); dall’altro lato costruisce un’epica di rivalità familiari entro una delle tradizioni dello sceneggiato televisivo coreano di vendetta, che articola il risentimento e la punizione dei malvagi nell’arco di varie generazioni. Frattanto, altrettanto proverbialmente, ci si trova dentro le logiche aziendali delle ditte a conduzione familiare, cresciute a dismisura (chaebol). Alle spalle le manovre mafiose e naturalmente le storie d’amore. Gli autori non disdegnano elementi di esagerazione (makjang), pur restando anche nell’ambito della critica del malaffare e salvando gli innocenti.

L’intreccio è denso. Essenzialmente si tratta di un omicidio dovuto a motivi aziendali, di cui viene ingiustamente accusato il figlio degli uccisi, che, rimasto accecato dall’incidente in cui i genitori periscono, per una serie di circostanze si trova a collaborare con un’altra vittima, la ragazza di cui si innamorerà, ma che non ha mai visto. Riuscito a sfuggire agli assassini, riacquisita la vista con unoperazione chirurgica e assunta una diversa identità con un’accorta plastica facciale, ricompare sulla scena per vendicarsi anni dopo. La ragazza è ora un avvocato e lo sostiene. Si innamora di lui l’unica innocente della famiglia colpevole, la rivelazione giovane degli ultimi due anni in quanto attrice Jo Bo Ah. Sulla scena c’è anche un figlio nato fuori del matrimonio, manovrato dall’assassino, ma che in realtà opera dietro le quinte per impadronirsi della ditta del padre e rivaleggia col protagonista. Il mostro, un Satana incorreggibile, autore di reati dogni sorta, è lo zio delleroe principale. Questi alcuni cenni del plot per dare un’idea delle complicazioni, si capisce che non mancano parecchi colpi di scena.

L’amore in parte riscatta anche chi ha deviato dalla vendetta giusta. Chi segue il cuore prima o poi riceve una compensazione morale.

Chi solo calcola si isola anche da se stesso. Il successo economico nasce da manovre scoperte e segrete, da tangenti e omicidi, dal calpestare ogni cosa degna e onorevole, ignorando i valori morali e i metodi trasparenti messi invece in atto da chi cerca di punire i colpevoli restando nella legge.

La lealtà va oltre le professioni e si incarna non solo nei giusti e nei pochi non corrotti, ma anche in un trafficante di armi ammanicato con la finanza come pure con la malavita cinese.

Ancora una volta colpisce la tecnica di recitazione non banale. Gli attori sono bravi e agiscono sullo schermo con una naturalezza che contraddice le avventure piuttosto estreme.

Fino a che punto questo è un prodotto di denuncia sociale, o puro intrattenimento dato che dilata la realtà distorcendola?


[Roberto Bertoni]