01/12/16

Hao Jingfang, INVISIBLE PLANETS



["Like one of those invisible planets..." (Painting by J.W. Morris, Toronto 2016). Foto Rb]


Hao Jinfang, "Invisible Planets". In Ken Liu, a cura di, Invisible Planets: An Anthology of Contemporary Chinese Science Fiction, Londra, MacMillan, 2016, pp. 199-218


Abbiamo notato la presenza di Città invisibili di Calvino in Xi Xi (pseudonimo di Zhang Yan). E  lo rileviamo immediatamente, dal primo segnale, che è il titolo di un testo intelligente e creativo, in Hao Jinfang, la quale parte dalla fantascienza per elaborare un discorso in parte surreale e in parte proteso verso assunti allegorici.

In "Invisible Planets", le descrizioni dei pianeti sono intercalate, come tra i calviniani Khan e Polo, da dialoghi che si potrebbero forse interpretare anche quali interlocuzioni tra autrice e lettore sul modello di Se una notte d’inverno un viaggiatore…

Nel finale, un dialogo indica, richiamandosi un che ironicamente a Bob Dylan (ameno che non sia una coincidenza della traduzione scorrevole di Ken Liu), che quanto descritto dei vari pianeti di questo racconto (ma è un racconto?) sfugge tra le dita, “singing in the wind of a distant homeland”. Il segnale allegorico è quella terra natia distante, sfuggente… E la domanda se questo mondo è davvero nostro: “Our own world? Which one? Can any planet have belonged to us? Or can we have belonged to any planet?” (p. 218).

Si tratta anche di una riflessione sull’arte e di un’immaginazione non necessariamente ancorata paragrafo per paragrafo, anzi libera di espandersi ed esprimersi.

Così il pianeta di Chichi Raha è artisticamente creativo, gli abitanti non mantengono che raramente gli impegni, la menzogna fonda le convenzioni sociali, ma promuove la creatività.

Sul pianeta di Pimaceh si sentono molte diverse versioni del passato, ciascuna inconciliabile con le altre.

Su Bingwaugh, più concretamente rappresentativo di una storiografia reale, “educators came, missionaries came, politicians came, revolutionaries and reporters all came” e “all the ambitious adventurers in the universe rushed to take advantage of it” (p. 205).

Speriamo di leggere presto traduzioni di altre opere di questa autrice fantasiosa e impegnata.


[Roberto Bertoni]