[A South Korean Media Centre (Seoul 2013). Foto Rb]
Robert Cannan e Ross Adams, Lovers and the Despot. USA 2016. Documentary
Distribuito da Magnolia a partire dagli Stati
Uniti e apprezzato al Sundance Festival, oltre che essere diventato un successo
internazionale, il documentario è stato concepito e attuato da due giovani
registi britannici.
L’episodio di cui si occupa è il rapimento da
parte della Corea del Nord nel 1978, dapprima di Choi Eun Hee, attrice nota
della corea del Sud, quindi del suo ex marito Shin Sang Ok. Il rapimento del
secondo è tuttora causa di dubbio da parte delle autorità ufficiali
sud-coreane: forse si mise sulle tracce della ex moglie per riportarla in
patria, o forse si consegnò alla Corea del Nord per avere possibilità di
sviluppo e finanziamenti in quanto regista. La probabilità maggiore, guardando
il documentario, e leggendo su questo episodio di storia coreana, è che sia
stato effettivamente rapito e costretto tra l’altro a trascorrere un lungo
periodo in carcere, a differenza della ex moglie, ben trattata seppure
consegnata a una villa e controllata. I due vennero riunioni da Kim Jong Il, il
futuro leader della Corea del Nord, dopo qualche anno e lavorarono per l’industria
cinematografica nord coreana.
Lo scopo di Kim Jung Il era appunto quello di
sviluppare tale industria e renderla competitiva sul piano internazionale,
servendosi di personalità affermate già in Corea del Sud. Rappacificatisi come
coppia, Choi Eun Hee e Shin Sang Ok, vivendo una situazione sdoppiata di
ossequio al futuro leader, ma organizzazione di una fuga clandestinamente,
riuscirono infine a fuggire, dopo otto anni, eludendo il controllo delle guardie
del corpo durante una tournée europea.
Il ritorno in Corea del Sud non fu privo di ombre:
sebbene la famiglia si fosse riunificata includendo i figli, restavano dubbi in
pubblico, fondati o meno che fossero nella realtà, su una possibile affiliazione
comunista di Shin Sang Ok, per cui il regista non ottenne più finanziamenti nel
paese natale.
Il documentario è svolto con una equanimità; si
serve di materiali di archivio interessanti, in particolare le registrazioni di
commenti e indicazioni date loro da Kim Jong Il, segretamente svolte dai due
cineasti; gira scene di repertorio con tecniche da super otto, dando così l’impressione
che siano spezzoni originali che in effetti si incastonano bene su quelli d’epoca
autentici; intercala immagini tratte dai film nord-coreani diretti da Shin Sang
Ok; infine si serve di interviste sia di Choi Eun Hee che dei figli, ancora
viventi a differenza del regista, deceduto nel 2006.
[Roberto Bertoni]